Tempi duri per Enrico Preziosi, il vulcanico industriale del giocattolo e da tempo uno dei protagonisti del calcio italiano, dapprima con il Como e poi con il Genoa. L'imprenditore, infatti, è alle prese con due problemi da risolvere in breve tempo: la vendita del club rossoblù e la ricerca di un nuovo equilibrio con il socio asiatico Ocean Global per la Giochi Preziosi. Due operazioni delicate che determineranno il futuro del Grifone e dei Gormiti. E al momento pare che Preziosi non riesca a trovare il bandolo della matassa. Anche perché per il Genoa necessita di capitali per uscire dalle secche della zona retrocessione: pericolo sempre più imminente vista la sconfitta nel derby con la Sampdoria.

Urge un alleato per il Genoa

E' da tempo che l'imprenditore campano ha messo in vendita la squadra ligure. E se non riesce a trovare un compratore per l'intero 100% (la sua holding controlla il 75%, il restante 25% e' in mano alla Fondazione Genoa), ha provato più volte a cercare un alleato. Anche se tutti sanno che non è facile andare d'accordo con Preziosi, uomo abituato a decidere in prima persona.

Così nei mesi scorsi si era affacciato tal Giovanni Calabrò, imprenditore italiano che vanta, a suo dire, una disponibilità di mezzo miliardo di euro con la sua Calfin International, anche se i veri conti della holding domiciliata in Lussemburgo non si sono mai trovati, né tantomeno Calabrò li ha resi noti ufficialmente.

L'accordo per l'ingresso di quest'ultimo nel capitale della Fingiochi di Preziosi era stato definito a fine 2015 e benedetto pure dal governatore della Regione Liguria, Giovanni Toti, di Forza Italia.

Poi, però, all'improvviso, quasi in zona Cesarini tutto è saltato. Come ha fatto sapere lo stesso Preziosi che valutava il Grifone 120 milioni, 60 milioni dei quali rappresentati dal fardello del debito.

Sul mercato in tanti non credevano all'opzione-Calabrò, ma fino all'ultimo Preziosi si era detto fiducioso. Ora è calato il silenzio e il misterioso partner si è volatilizzato. Certo è che il patron del club rossoblù, dopo aver coperto il buco dell'ultimo bilancio (circa 26 milioni di perdite) ha bisogno di capitali freschi.

Giochi cinesi sulla Preziosi a rischio

La necessità di trovare chi possa sostenere o meglio rilevare il business calcistico è legata al fatto che ora, dopo aver messo in sicurezza patrimoniale - con l'accordo con le banche sulla ristrutturazione del debito - la Giochi Preziosi, un tempo 4° player su scala mondiale nella produzione di giocattoli e oggi azienda che fattura pure sempre oltre 900 milioni con una perdita limata a 7 milioni, ha forse bisogno di una rinfrescata per quel che riguarda la fase gestionale e societaria.

Ciò perché l'alleato che quasi due anni fa entrò nel capitale rilevando il 49% oggi ha idee differenti da quelle di Preziosi. Il gruppo cinese Ocean Global ha votato contro il bilancio chiuso lo scorso 30 giugno.

I motivi sono diversi a partire dalla gestione e dalla visione futura del business della Giochi Preziosi che il patron Enrico voleva presto riportare in Borsa - è dal 2004 che l'industriale campano annuncia, a scadenza biennale, il progetto di quotazione.

Ma visto che in Cina ora le cose, dal punto di vista economico e finanziario, non stanno andando più come alcune stagioni fa, anche l'imprenditore Michael Lee, numero uno di Ocean Global, sta seriamente riflettendo sul da farsi. E c'è chi dice che presto cercare di uscire dal capitale della Giochi Preziosi.

Per il patron del Genoa questo è un grosso guaio perché significa rimettersi alla ricerca di un nuovo azionista di minoranza dopo l'esperienza del fondo Clessidra e appunto il partner asiatico, chiamato per potenziare la penetrazione sul mercato locale.

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