Che la situazione economica del nostro paese non fosse florida era un fatto ampiamente conosciuto. Lo stesso discorso vale per la prossima manovra di Bilancio, la Legge di Stabilità che per il 20 ottobre dovrebbe essere pronta. Una manovra che deve raggiungere un doppio obbiettivo, il primo dei quali è soddisfare le attese e le necessità dei cittadini che attendono buone notizie per le loro aspettative in campo lavorativo, fiscale e pensionistico. In secondo luogo, ma non meno importante, cercare di far quadrare i conti. Le notizie che sono giunte in queste ultime ore però, se non sono allarmanti poco ci manca.
Infatti, nonostante le aspettative, il PIL, il Prodotto Interno Lordo, uno dei termometri più importanti per valutare lo stato di salute di un paese, dal punto di vista finanziario, sono negative. La crescita non c’è e sembra che non si riuscirà nemmeno a pareggiare la già scarsa crescita dello scorso anno.
Lavoratori statali in attesa del contratto
I lavoratori del pubblico impiego attendono il rinnovo di un contratto fermo dal 2009 e che è stato ordinato da una sentenza della Corte Costituzionale circa un anno fa. Nella scorsa Legge di Stabilità, il Governo stanziò 300 milioni di euro per iniziare ad adeguare i contratti alla perequazione, cosa che ripetiamo, mancava da 7 anni. Le cifre, 300 milioni, da dividere tra oltre 3 milioni di lavoratori, significava aumenti di pochi euro al mese cadauno.
I sindacati hanno subito posto il veto su quello che ancora oggi considerano una mancia, Il Governo, nelle ultime settimane, quelle in cui la Madia ha di fatto portato a termine la Riforma della Pubblica Amministrazione, ha stabilito di erogare gli aumenti a fasce di lavoratori, con cifre più alte per i redditi più bassi e con nulla o quasi a lavoratori con stipendio più alto.
La promessa però era quella di stanziare ulteriori fondi da dividere tra i lavoratori con le future finanziarie, contando su una probabile ripresa dell’economia e della crescita che, oggi, con i dati economici e del PIL del secondo trimestre 2016, non ci sono, anzi. Cosa significa questo? Che pensare di trovare altri stanziamenti per il capitolo contratto, nella prossima Legge di Stabilità, è esercizio assai arduo, improbabile.
Per molti, il blocco dello stipendio perdurerà anche nel 2017.
Pensioni, manovra a rischio?
L’impatto del PIL che non sale lo si avrà anche sul capitolo pensioni, perché la riforma ha costi che devono essere coperti. Il referendum elettorale di novembre, la ricerca di consenso da parte dei promotori del si o del no, sono un veicolo importante per la riforma delle Pensioni. Bisogna soddisfare le istanze della gente per riavvicinarli alla politica, ecco forse spiegato il motivo del continuo lavoro del Governo, delle minoranze e dei sindacati sul tema pensionistico. L’accelerata avuta in questi ultimi mesi ha prodotto un pacchetto di misure che a settembre dovrebbero essere definite per poi finire in Legge di Stabilità.
L’APE con il prestito pensionistico erogato dalle banche che poi i pensionati dovranno restituire, costerà poco allo Stato, se si esclude l’aiuto da dare ai meno abbienti quando sarà la volta di iniziare a pagare le rate, nell’ordine di 500 milioni di euro. Per tutte le altre prerogative del sistema previdenziale, usuranti, precoci, ricongiunzioni e così via, le previsioni di spesa sono maggiori. La crescita che continuando così, potrebbe essere vicina allo zero, se non addirittura col segno meno, blocca qualsiasi volo pindarico. Il Governo sembra fermo sulla decisione di stanziare 1,5 miliardi di euro per il pacchetto pensioni, mentre i sindacati ne vorrebbero il doppio. Immaginare che le richieste dei rappresentanti dei lavoratori vengano esaudite, oggi sembra impossibile.
Probabile quindi che tutto resti fermo all’APE e che bonus per i precoci, estensione dell’anticipata ai lavori usuranti, quattordicesima allargata e ricongiunzioni gratuite, saranno spostate a data da destinarsi.