#Trump e la #Brexit saranno i fattori più destabilizzanti per la crescita economica nel 2017 e nel 2018, almeno secondo le recenti stime della Banca Mondiale. Le dubbie promesse elettorali di "The Donald" avevano contribuito ad un'impennata ottimistica dei mercati, seppellendo le preoccupazioni che avevano preceduto l'elezione sorprendente del tycoon. Oggi la situazione dei listini sembra lasciar trapelare quegli stessi dubbi che avevano accompagnato la campagna elettorale americana, soprattutto quella legata alle Borse europee, arenatesi nell'incertezza.

Piazza Affari ha chiuso in rialzo dello 0,33%, complice il via libera del Senato al decreto salva-risparmio (che coinvolge anche Monte dei Paschi), Francoforte ha chiuso in positivo dello 0,17%, Parigi invariata (+0,01%), mentre Londra ha visto una minima crescita dello 0,52%. La situazione ondivaga si è riflessa anche sulle Borse di Wall Street, che hanno chiuso in contrasto l'un l'altra: l'indice Dow Jones è calato dello 0,16%, perdendo 31,30 punti e fermandosi a quota 19.856,08, il Nasdaq al contrario è cresciuto dello 0,35% a quota 5.551,82 punti.

Il 2016 è stato l'anno più debole per ciò che concerne la crescita mondiale

Le politiche economiche di #Trump, votate ad un forte protezionismo e a tagli netti di imprese e capitale umano, possono garantire una migliore crescita sul suolo statunitense e, in parte, anche in ambito globale; ma il rischio più imminente è legato ad eventuali conflitti economico-commerciali con la Cina.

La #Brexit in Europa e #Trump negli Stati Uniti possono quindi destabilizzare la crescita economica globale, e la semplice eventualità che queste preoccupazioni diventino realtà si sta riflettendo anche sul mercato valutario. Ad analizzarne gli effetti più immediati è il colosso Bloomberg, che ha reso noto il crollo della sterlina, messa duramente alla prova dalle incertezze del Primo Ministro britannico Theresa May su come gestire la fuoriuscita dall'Unione Europea, e il costante movimento dello yuan cinese, sottoposto ad una fase di esitazione globale, legata alla figura di #Trump, alle sue politiche commerciali e all'appeal momentaneo del dollaro americano.