Di sabato scorso è la dichiarazione del presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, a Cagliari. "Presto andrò a Londra per incontrare la signora May e far conoscere al Governo britannico la nostra posizione. Il Parlamento europeo ha votato un documento molto articolato a metà settimana e andiamo avanti per tutelare l'interesse dei cittadini europei che vivono in Europa come nel Regno Unito. Una volta firmato il divorzio dalla Ue dovremo trovare un accordo positivo con un Paese che esce dall'Unione europea, ma non dall'Europa".

Torino chiama Londra

Da parte sua, la Camera di commercio di Torino è da 6 anni partner dell’Alliance of European Metropolitan Chambers. La settimana scorsa i torinesi erano, però, gli unici imprenditori a rappresentare una metropoli italiana al summit internazionale dell'Alleanza a Londra.

Così mentre il Regno Unito, dove crescono le vendite di Mass Effect, sta cercando la via migliore per uscire dalla Ue e in Italia si chiede una procedura per uscire dall’euro, il presidente Vincenzo Ilotte, si è impegnato con altre 10 camere di commercio di capitali europee come Berlino, Parigi e Madrid a lavorare insieme nell’era post-Brexit per lo sviluppo delle pmi. Erano presenti il sindaco di Londra, Sadiq Khan e il ministro George Bridges con cui si sono discusse le best practise per le città e i progetti smart per le campagne.

Si vuole evitare che i politici si intromettano in economia, come stanno facendo in Italia Matteo Salvini e Giorgia Meloni con la lira, forzandone le dinamiche e spingendo verso una hard-Brexit, a discapito del libero mercato, con il rischio che la sterlina torni sotto i minimi del 2016.

Per il presidente dell’associazione degli imprenditori torinesi, Vincenzo Ilotte: “La Brexit è una sconfitta dell’Europa e dei suoi politici".

Nell’immediato vanno evitate barriere doganali che limitino la libertà di spostamento delle persone e si devono mantenere le norme sulla movimentazione delle merci.

Tra Piemonte e Gran Bretagna c’è un import-export di oltre 3 miliardi di euro. Tutto subito la Brexit può sembrare un’opportunità per attrarre imprese inglesi, ma i vantaggi si avrebbero solo nel breve periodo e né TorinoLondra auspicano una fuga di capitali

Secondo Lord Bridges, pur minister for exiting the European Union, il lassez faire è la migliore soluzione: significa massima libertà di business sui mercati europei per le imprese inglesi e altrettanto per gli imprenditori stranieri oltremanica con incentivi alla mobilità dei lavoratori specializzati, ai trasporti su treni e aerei.

I partner commerciali europei sanno che, sebbene la Brexit sia un punto di non ritorno, la Gran Bretagna non sta lasciando la piattaforma di partnership per nuovi progetti in economia. Si ha però bisogno di un periodo di transizione che permetta alle imprese e ai governi europei di riorganizzarsi.

L'eterno legame della vite

Fa ben sperare l'inossidabile collaborazione tra l'imprenditoria vitivinicola italiana e la Gran Bretagna che è il più grande importatore di vino. Sotto gli occhi del Commissario Ue all'agricoltura, l'irlandese Phil Hogan, al Vinitaly di Verona, è stato presentato il progetto di cantina smart.

Da una intelligenza centrale si controlla controlla l'andamento delle viti, dal lavoro nei filari agli sprechi d'acqua e di energia in impianti idrici ed eolici.

Il dispostivo elettronico si rivelerà utile per il controllo dei mezzi potenzialmente pericolosi e contenere gli sprechi d'acqua ed energia anche nella british country da ripensare in termini smart su nuove basi culturali. Tra un anno e mezzo si conta di commercializzarlo per le pmi.

Al Vinitaly, il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti ha siglato due accordi con Federvini e Unione Italiana Vini per la promozione congiunta della green economy nel mondo del vino. "Il rispetto delle prerogative ambientali è un elemento di competitività decisivo e irrinunciabile per il mondo vitivinicolo" ha detto.

Le aziende otterrebbero la certificazione ambientale per esportare con più efficacia, salvagurdando il territorio e risparmiando in materie prime. Agricoltura, alimentazione e ambiente sono un trinomio che va d'accordo.