Il 2016 è stato un anno che ha visto l'aumento del reddito disponibile, ma anche una crescita della disuguaglianza economica. Questo, in sintesi, il risultato di una recente ricerca dell'ISTAT, pubblicata nelle ultime ore. Il reddito medio annuo (netto) per famiglia è di 29.988 euro. Circa la metà dei nuclei familiari, però, non riesce a superare la soglia dei 24.522 euro annuali, mentre la fascia media cresce rispetto al 2014, ma resta su cifre piuttosto contenute. La crescita dei redditi, infatti, coinvolge soprattutto la popolazione più ricca.
Un italiano su tre a rischio povertà
Tuttavia c'è un dato piuttosto consistente che risulta decisamente preoccupante. Un italiano su tre, infatti, viene considerato a rischio povertà, dunque il 30% della popolazione ha problemi economici. Secondo l'Istat sono aumentati rispetto allo scorso anno coloro che vivono in condizioni di indigenza, ma anche le famiglie che vivono alla soglia della povertà. Si parla, per il 2016, di ben 18.136 milioni di persone incluse in questa fascia, con una percentuale del 12,1% che risulta più alta rispetto a quella precedente dell'11,5%.
Tra le zone del Paese più a rischio figura il Mezzogiorno: circa il 46,9 % della popolazione meridionale è considerata al limite della povertà, mentre la percentuale diminuisce al 21% se si guarda ai residenti nel Nord-Ovest.
L'Italia centrale, invece, resta sugli stessi livelli dello scorso anno con una rilevazione al 25,1%.
Inoltre è stato riportato che a rischio indigenza ci sono soprattutto i nuclei familiari costituiti da 5 o più persone, ma il dato peggiora sorprendentemente per le famiglie con uno o due componenti: per queste ultime si parla del 25,2% rispetto al 22,4% del 2015.
Boom per i lavoratori autonomi
Sempre l'Istat ha rilevato una crescita del reddito medio inerente circa un quinto della popolazione italiana benestante. Il rapporto tra gli introiti più cospicui e quelli meno soddisfacenti è cresciuto da 5,8 a 6,3. Il costo del lavoro, inoltre, è in salita dal 2006 al 2015: nel 2015 è stato pari a 32.000 euro, con la retribuzione netta che resta a disposizione segnalata a poco più della metà del costo del lavoro.
La parte restante, il 46%, rientra nel cuneo fiscale. La fetta più cospicua è data dai contributi sociali dei datori di lavoro (25%), mentre al 14% troviamo le imposte dirette e al 6,6% i contributi sociali.
Nel lavoro autonomo, i guadagni lordi delle donne arrivano a 17.799 euro, mentre quelli dei lavoratori uomini si assestano sui 26.008 euro, entrambi in crescita rispetto al passato.
Se volete continuare a rimanere aggiornati su tutte le ultime news di economia e non solo, potete cliccare sul tasto "Segui" posto in alto, accanto al nome dell'autore di questo articolo.