Dopo una lunga e complicata trattativa, Intesa Sanpaolo ha raggiunto un accordo col gruppo svedese Intrum Iustitia Lindorff per un operazione di dismisisone di NPL insieme alla piattaforma di recupero e a diritti di lavorazione per la durata di dieci anni.

Il portafoglio ceduto avrà un valore di 10,8 miliardi, riducendo il perimetro di 12 inizialmente ipotizzato, mentre il prezzo di trasferimento sarà di 3,6 miliardi includendo anche il 51% della piattaforma di recupero e il contestuale trasferimento di 600 unità dal gruppo bancario alla nuovà società di servicing.

I dettagli dell'accordo

L'operazione viene articolata come partnership strategica volta alla creazione di un operatore di primo piano nella gestione dei NPL sul sistema italiano. La nuova entità partirà con Asset Under Management per circa 40 miliardi costituti essenzialmente da crediti deteriorati. La valorizzazione della piattaforma di Intesa che verrà apportata alla partnership si attesta su circa mezzo miliardo.

L'accordo prevede anche una cartolarizzazione di NPL per un saldo lordo pari a circa 10.8 miliardi con un prezzo di trasferimento in linea con i valori netti di bilancio dell'istituto, che sui i crediti deteriorati eleggibili per la vendita era già stato portato a livelli compatibili con la dismissione.

La waterfall dell'operazione prevede una tranche senior per circa il 60% del prezzo di cessione, che verrà sottoscritta da un gruppo di istituti di credito sotto l'arrangement di Mediobanca e Goldman Sachs. Il restante 40% sarà suddiviso in due tranche, mezzanine e junior che verranno sottoscritte per il 49% dalla stessa intesa Sanpaolo e per il 51% da un veicolo di investimento finanziarto principalmente da Intrum e potenzialmente aperto ad altri coinvestitori.

Gli impatti per la banca

Con questa operazione Intesa Sanpaolo segnerà un passo importante nella strategia di riduzione dei NPL portando l'incidenza sui crediti complessivi a scendere dall'11,9% di fine 2017 al 9,6%, battendo la rivale Unicredit che si attesta 10,2%. Si tratta di un livello molto positivo per gli standard italiani, ma ancora elevato rispetto alle medie europee che si attestano intorno al 4-5%.

Di particolare interesse sul versante strategico risulta la considerazione che la dismissione dei crediti problematici è avvenuta senza registrare perdite e che, anzi si stima una plusvalenza pari a 400 milioni per l'intera operazione. Si tratta di un percorso in linea con le richieste degli organi di vigilanza in merito alla necessità di rendere più efficiente la gestione dei NPL, questo obbiettivo dovrebbe essere raggiunto attraverso la JV con uno specialista di settore come il colosso svedese Intrum Iustitia Lindorff.