Ancora una volta torniamo a parlare di sacchetti biodegradabili ultraleggeri. E questo perché, come sembra aver appurato una recente ricerca condotta per conto del Codacons, una delle maggiori associazioni a tutela dei consumatori, ben il 72% di tutti i sacchetti venduti nei mercati rionali o negli esercizi su strada, come alimentari e frutterie, sarebbero, quanto meno, irregolari se non proprio fuorilegge. Vediamo di capire come si è potuti giungere a tali conclusioni e, soprattutto, cosa si pensa di fare per porre rimedio alla situazione.
La ricerca del Codacons
Come accennato, la ricerca del Codacons ha avuto ad oggetto i mercati rionali e le frutterie delle principali città italiane tra cui, a solo titolo d'esempio, Roma, Firenze, L'Aquila, ma anche Napoli, Bari, Bologna, Catania e Trieste. Ciò che è stato rilevato è veramente preoccupante. Secondo i dati del Codacons solo poco più del 16% di tutti i sacchetti per frutta e verdura presenti in questi esercizi sarebbero veramente compostabili. Che vuol dire che si degradano naturalmente, senza danni per l'ambiente circostante, nell'arco di tre mesi trasformandosi in compost, utile come fertilizzante del terreno. Ma ci sarebbe dell'altro. infatti, se il 72% è "solamente" irregolare, quasi il 12% viene spacciato, e fatto pagare, per compostabile ma, effettivamente, è di plastica non riciclabile.
Il comunicato Codacons
L'associazione a tutela dei consumatori, a seguito dei risultati della ricerca svolta ha emesso un comunicato stampa in cui si evidenzia come, almeno nelle intenzioni, la legge approvata la scorsa estate con il decreto Mezzogiorno sia buona. Ma, in pratica, le varie incertezze interpretative che si sono manifestate nei mesi successivi fino a giungere ad impegnare la stessa magistratura del Consiglio di Stato per avere un'interpretazione autentica della norma, a cui, poi, si è ovviamente adeguato lo stesso Ministero della Salute, ha contribuito a generare confusione nei cittadini.
Cosa aggravata anche da una insufficiente informazione sul tema. Per di più, dato che si tratta di una normativa nuova si sarebbe auspicato un maggiore grado di controllo nell'applicazione precisa della stessa. Controllo che, invece, il Codacons nel suo comunicato definisce quanto meno sonnolento.
A contribuire alla confusione, poi, sempre secondo l'associazione dei consumatori sarebbero due fattori.
Da una parte, una non uniformità della denominazione, nelle varie Regioni, dei sacchetti. C'è chi li chiama semplicemente sacchetti, chi li definisce borse e chi invece sporta o sportina o in altro modo ancora. E, in secondo luogo, un eccesso di specifiche tecniche non facilmente comprensibili ai non addetti ai lavori, anche se riguardano esclusivamente peso, composizione e forma. Aspetti. secondo il Codacons, certamente da migliorare.