L'Italia è ufficialmente in stagnazione. A certificarlo è l'Istat, l'Istituto nazionale di statistica. Secondo le stime dell'Istat, infatti, il Pil italiano è rimasto completamente fermo nel terzo trimestre del 2018 rispetto solo al trimestre precedente. Mentre se si va ad esaminare il dato tendenziale, cioè quello riferito all'arco temporale annuale, depurato delle componenti più volatili come quelle energetiche e destagionalizzato, si può notare un decremento delle stime di crescita futura che passano da un precedente 1,2% all'attuale 0,8%. Questa frenata dell'economia italiana tenderebbe ad insinuare qualche dubbio sulle stime di crescita del Governo M5S - Lega riportate nel DEF e su cui si basa tutta la prossima manovra economica.

Manovra che è stata profondamente rimaneggiata passando da 70 articoli agli attuali 115 e che domani 31 ottobre 2018 dovrebbe essere presentata alle Camere.

Le cause della debolezza dell'economia italiana

L'Istat, presentando il suo rapporto, si premura di chiarire che le sue stime hanno natura provvisoria. Comunque sia, questa decelerazione della crescita segue un periodo di tre anni di espansione. Per l'Istituto Nazionale di Statistica un fattore determinante per spiegare l'attuale fase di stagnazione risiede nella "perdurante debolezza" dell'attività industriale che ha registrato anche un preoccupante calo del valore aggiunto solo appena controbilanciato dal migliore andamento degli altri settori produttivi.

Sia il settore agricolo che il terziario hanno registrato, infatti, degli incrementi del valore aggiunto.

Altro fattore fondamentale ad incidere sulla non brillante performance dell'economia italiana è la domanda sia interna che estera. Come evidenzia l'Istat, in entrambi i casi, il loro contributo netto alla crescita della ricchezza del Paese è stato nullo.

A parità di condizioni, senza che si manifestino spinte positive alla crescita, la stima dell'Istat per la fine di questo 2018 è un tasso di crescita massimo dell'1%.

I dubbi sulle stime del Governo

I dati appena pubblicati dall'Istat arrivano in un momento estremamente delicato. Domani,infatti, verrà presentata alle Camere la nuova versione della Legge di Bilancio, profondamente rimaneggiata anche per venire incontro alle richieste di Bruxelles.

I dati appena pubblicati gettano l'ombra del dubbio sulle stime di crescita del Governo pubblicate nel DEF e che sono alla base dell'attuale manovra economica. Per di più un dato così negativo giunge completamente inatteso. Infatti, la maggioranza degli analisti stimavano un rallentamento della crescita. Ma comunque ci si stabilizzava su una crescita dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. Cosa che, invece, non si è verificata.

Sul punto interviene anche il Direttore dell'Osservatorio sui Conti Pubblici dell'Università Cattolica, Carlo Cottarelli che evidenzia come, tenendo per buona la stima di crescita del Governo per il prossimo anno, e cioè l'1,5%, se l'economia italiana nel quarto trimestre dovesse crescere in media dello 0,1% sarebbe necessaria una crescita media nei primi sei mesi del 2019 dello 0,5 - 0,6%.

Anche se, per Cottarelli, sarà già difficile che l'italia riesca a realizzare una crescita dell'1,2% nel 2018 come stimato dal Governo nella nota di aggiornamento al DEF. Per non parlare dell'1,5% nel 2019.

Sulla stessa lunghezza d'onda di Carlo Cottarelli si pone l'Unione Nazionale Consumatori che, attraverso le parole del suo Presidente Michele Dona, giudica completamente sballate le previsioni del Governo contenute nel DEF e, quindi, la stessa possibilità di raggiungerle viene definita "una chimera" Dona suggerisce quindi al Governo di rifare tutti i calcoli.