L'Ocse, l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico dell'Onu, ha appena pubblicato un rapporto denominato Pensions Outlook 2018 che prende in esame la spesa pensionistica di tutti i Paesi membri dell'Organizzazione. E il rapporto appena redatto certifica che l'Italia occupa il primo posto per quanto riguarda i contributi pensionistici. Di conseguenza, visti anche i cambiamenti sociali intervenuti nell'ultimo quarto di secolo, l'Ocse raccomanda al nostro Paese di attuare una profonda revisione dell'istituto delle Pensioni di reversibilità.

Questo, innanzitutto, vuol dire ridurre l'importo degli assegni o almeno non erogarlo fino a quando non si siano raggiunti i requisiti anagrafici richiesti. D'altra parte, il rapporto consiglia di ampliare la base dei beneficiari anche alle unioni civili.

Le raccomandazioni Ocse nel dettaglio

Come accennato, il suggerimento principale fornito dagli esperti dell'Ocse sarebbe quello di non erogare l'assegno di reversibilità al coniuge superstite (di solito una donna) fino a che quest'ultimo non abbia raggiunto i limiti di età richiesti per poter usufruire del beneficio. Nel frattempo, secondo quanto riporta "Il Sole24ore", l'Ocse suggerirebbe all'Italia di rendere disponibile un aiuto temporaneo di adattamento che tenga conto di diversi fattori come, ad esempio, la eventuale presenza di figli minorenni o non economicamente autosufficienti.

Le motivazioni alla base del taglio

Per l'Ocse i cambiamenti sociali avvenuti nel corso degli ultimi anni hanno portato ad un aumento dell'aspettativa di vita. Di conseguenza, le politiche previdenziali dei Paesi membri devono promuovere la partecipazione al lavoro di tutti. In quest'ottica, quindi, rendere disponibile un assegno previdenziale prima del raggiungimento dell'età pensionabile sarebbe incoerente con questo principio.

Anche perché i Paesi industrializzati avrebbero a disposizione altri strumenti per contrastare la povertà.

Le pensioni di reversibilità nell'Ocse e in Italia

Secondo i dati riportati nel Pensions outlook 2018, nell'area Ocse verrebbe erogata una pensione di reversibilità ogni cinque pensioni di vecchiaia. Per quanto riguarda l'Italia, questo rapporto sarebbe di una pensione di reversibilità ogni tre di vecchiaia.

Inoltre, mentre nel resto dell'area Ocse la spesa per questo tipo di trattamenti è pari all'1% del Pil, in Italia la spesa per le pensioni di reversibilità è pari al 2,6% del Pil. Si tratta del livello di spesa più elevato insieme a quello della Grecia. Occorre anche dire, a onor del vero, che con il passare degli anni i costi per le prestazioni a favore dei coniugi superstiti sono diminuiti. Questo essenzialmente per i vari vincoli di reddito introdotti nel corso del tempo e le varie altre restrizioni, ma anche per il calo della platea dei beneficiari. Anche se l'Italia rimane, tra i Paesi Ocse, quello più generoso considerando la sommatoria di pensione di reversibilità e trattamento previdenziale proprio del coniuge superstite.

In questo caso in Italia viene riconosciuto il 133% del salario medio.

Occorre anche tenere presente che in Italia c'è una grande percentuale di lavori precari e part- time che, giocoforza, si riflettono in trattamenti pensionistici inferiori e più bassi. Questo evidenzia come le pensioni di reversibilità siano ancora necessarie nella società italiana. Ma come detto, secondo l'Ocse deve essere rimodulata in base ai cambiamenti sociali avvenuti. Ad esempio, un ulteriore suggerimento dell'Ocse è quello di rendere la pensione di coloro che vivono in coppia inferiore rispetto ai single, proprio per finanziare la pensione di reversibilità e non far ricadere il costo anche sui single che non potrebbero godere del beneficio.