In Inghilterra, al momento, da parte del neo Premier Cameron, è solo stata propaganda politica per vincere le elezioni nazionali. In Grecia si fa un gran parlare, volente o nolente, ma, per adesso, solo parole, o per meglio dire minacce e nulla più. Nella maggior parte degli altri Paesi, sostanzialmente, nulla di rilevante. In Austria, invece, fanno sul serio e ne sono convinti: uscire dall'Unione Europa è una priorità e urge farlo nel più breve tempo possibile.

Corrono i primi mesi dell'anno in corso quando la petizione popolare "Volksbegehren", così denominata, supera il vaglio della Corte Costituzionale e del Ministero degli Interni. Conseguentemente alla presentazione di ben 10mila firme convalidate, lo stesso Ministro dell'Interno si è visto costretto ad accettare il "principio di iniziativa popolare" della suddetta istanza. Il risultato finale? A partire dal 24 giugno, quindi fra pochi giorni, fino al 1 luglio, i cittadini austriaci potranno recarsi presso il proprio comune di residenza per esprimere la propria volontà in merito al prosieguo della permanenza nell'Ue, oppure uscirne del tutto. Questo semplice e legittimo strumento di democrazia diretta prevede che, qualora venisse raggiunta la cifra minima di 100mila sottoscrizioni a favore del distaccamento dall'Unione Europea, il Parlamento debba discutere di un testo di legge con assoluta priorità, o indire un referendum in merito alla questione posta in essere, il cui esito risulterebbe vincolante per il legislatore.

Se si dovesse decidere per il primo dei due casi possibili, la disquisizione, come ovvio, appunto, dovrà essere incentrata sul tema riguardante il rimanere o non rimanere nell'Unione. Tuttavia, molta speranza e fiducia ha ragione di essere riposta nel secondo caso, che, tenuto conto della pluriconsolidata democrazia austriaca, in riferimento a casi anteposti a quello odierno diversi solo nel contenuto, ma non nella forma, verrà di certo indetto il referendum, stabilito entro i tre mesi successivi, presumibilmente in ottobre

Le percentuali che tutto ciò si verifichi sono alte, anche perchè bisogna tenere in considerazione il fatto che i neo partiti generalmente definiti "no euro" hanno avuto la meglio sugli altri alle recenti elezioni europee.
"Vogliamo nuovamente vivere in un paese libero e neutrale, senza essere una colonia di Bruxelles e di Washington. Non vogliamo essere coinvolti in conflitti all'estero che non ci riguardano e che rappresentano un pericolo per la pace. Solamente uscendo dall'UE potremo sfuggire ai famosi accordi transatlantici di libero scambio tra Europa e Stati Uniti e il Canada. Essere uno Stato membro dell'Unione europea è un affare in perdita, sia per la diminuzione delle prestazioni sociali, sia per il calo degli investimenti dello Stato a favore della popolazione. Se l'Austria uscisse dall'UE, non solo risparmierebbe cospicui contributi annui, ma anche i pagamenti per i diversi fondi di salvataggio dell'euro.", questo è quanto, in sostanza, si afferma nelle pagine del corpo testuale della petizione.
Oltretutto, uscire definitivamente dall'Unione Europa e dall'Euro permetterebbe all'Austria di reimpadronirsi di sovranità politica e monetaria proprie del Paese.
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