E' stato proposto dal ministro dell'immigrazione e della sicurezza Amber Rudd, durante la conferenza del partito conservatore, di censire tutti i lavoratori non britannici.
Secondo il ministro Rudd obbligare le aziende britanniche a rivelare pubblicamente la percentuale di lavoratori con passaporto diverso da quello del Regno Unito dovrebbe servire ad incoraggiare le aziende stesse ad impiegare maggior personale "locale".
Parole prese molto seriamente dal ministro degli esteri ceco Tomas Prouza, il quale ha intimato al ministro inglese di ritrattare le proprie dichiarazioni, pericolosamente vicine, sempre secondo Prouza, agli avvenimenti visti in europa durante il 1930.
Prouza si appella direttamente al primo ministro inglese Teresa May affinché condanni questo tipo di idee il prima possibile.
Prouza inoltre sottolinea come il clima post-Brexit sia diventato più teso, addirittura pericoloso per tanti suoi connazionali e altri cittadini stranieri.
Del resto i dati del ministero degli affari interni inglese parlano chiaro: in Inghilterra e Galles è cresciuto del 41 % il numero dei reati a sfondo religioso e razziale.
Il ministro Rudd ha ribattuto che dovrebbe essere possibile, in un contesto civile ed internazionale, poter parlare di regolamentazione dell'immigrazione senza il timore di essere tacciati come razzisti.
Un portavoce del governo inglese ha dichiarato che la pratica di controllare il numero delle assunzioni di lavoratori non britannici è cosa abituale, anche se i dati non possono essere esposti pubblicamente, come vorrebbe fare il ministro Rudd.
Il controllo del numero dei lavoratori internazionali è pratica usuale già da moltissimi anni anche negli Stati Uniti, tanto nell'America di Obama quanto in quella di Trump.
Viene spontaneo chiedersi come mai una prassi così comune in Europa e nel resto del mondo venga completamente ignorata in un paese come l'Italia dove il problema dell'immigrazione e di un controllo di questo flusso rimane un problema, a tutt'oggi, di scottante attualità.