La Catalogna si ribella. Dopo il referendum nel quale è stata votata l’indipendenza e non riconosciuto dal Governo spagnolo, in 450 mila sono scesi in piazza a Barcellona per manifestare in favore dell'indipendenza. La Repubblica spagnola, da Madrid, con in testa il premier Mariano Rajoy, resiste per avere il controllo sulla regione catalana, ma ormai è scontro aperto. Carles Puigdemont, dal canto suo, lo ha definito di peggior attacco contro le istituzioni catalane, addirittura chiamando in causa il dittatore Francisco Franco. Il tutto perché Madrid ha attivato l'articolo 155, commissariando tutte le istituzioni della Catalogna che non hanno più alcun potere.
Lo stesso provvedimento ha portato Puigdemont a sollecitare il Parlament di Barcellona a riunirsi e valutare come agire. Insomma, quello di Madrid è stato valutato come un colpo di Stato e la Catalogna non ci sta perché l'articolo 155 prevede il commissariamento di tutte le istituzioni catalane e Barcellona non vuole essere controllata dalla Spagna.
Arresti e indagini
Non è guerra civile ma poco ci manca, perché ci sono anche degli arrestati per le proteste che dalla Catalogna definiscono prigionieri politici e si tratta di Jordi Sanchez e Jordi Cuixart, che stanno diventando i simboli della rivoluzione catalana. A Barcellona non si fermano, nel tratto della Spagna che va dai Pirenei alla Costa Brava è rivolta totale e lo stesso Puigdemont si è unito al popolo per protestare, cosa che aveva escluso di fare in un primo momento.
Addirittura, lo Stato spagnolo potrebbe disporre per lui l'arresto visto che è già indagato insieme al vicepresidente del Parlament di Barcellona Oriol Junqueras.
Tentativo di mediazione
Chi ha cercato di risolvere la situazione è stato il sindaco di Barcellona, Ada Colau, che chiede una trattativa per riportare il dialogo tra Rajoy e Puigdemont, ma non c'è stato nulla da fare, almeno per ora.
Il tutto mentre la folla in strada grida “Llibertad” e ormai canta l'inno catalano “Els segadors”. Tra gli slogan catalani anche “No Tenc Por” ovvero non ho paura, mutuato dal vile attacco di agosto sulle Ramblas di Barcellona e che adesso è diventato un motto per la libertà. Insomma, la Spagna è divisa e tutti cercano di non mollare.
Ad intervenire è stato anche il re Felipe VI di Spagna, definendo inaccettabile il tentativo di secessione da parte della Catalogna. Una situazione di altissima tensione, un muro contro muro per l'indipendenza che vede dalla parte della Spagna e dall'altra una parte di spagnoli che di restare legati allo Stato iberico non ne vuole proprio più sapere.