Era il 1999 quando grazie all'intervento della NATO si pose fine alla guerra che interessò l'ex Jugoslavia. Da una parte il Kosovo che rivendicava la propria indipendenza territoriale e politica (oggi riconosciuta da 111 paesi membri dell'ONU), dall'altra la Serbia governata da Milosevic che da sempre ritiene il Kosovo una provincia serba. Da quei massacri sono passati 19 anni ma il clima di pace sembra di nuovo svanito a causa degli ultimi avvenimenti politici.

Il 26 marzo il direttore dell’Ufficio per il Kosovo del governo serbo, Marko Đurić, è entrato in territorio kosovaro illegalmente ed è stato arrestato dalla polizia durante una conferenza a Mitrovica (città kosovara con popolazione a maggioranza serba).

L'episodio ha inevitabilmente portato spaccature diplomatiche tra i due governi. Immediato è stato l'intervento dell'UE con Mogherini che ha chiesto ai due governi di placare gli animi e di riavviare il dialogo. Intervento che però non ha dato i frutti sperati e ad oggi la situazione è ulteriormente degenerata.Il partito della minoranza serba nell'esecutivo kosovaro al potere nella capitale Pristina è infatti uscito dalla coalizione in cui era insieme alle forze della maggioranza albanese, a seguito dei gravi fatti accaduti e ora si prepara a costituire nel nord del paese un'unione dei comuni serbi del Kosovo.

Cosa che Pristina rifiuta categoricamente. D'altro canto, a peggiorare la situazione, c'è anche la volontà del Kosovo nel voler istituire un proprio esercito, andando in contrasto con la Risoluzione 1244 delle Nazioni Unite del 1999.

A seguito di questa iniziativa il Kosovo ha anche ammesso di sentirsi minacciata dalla Russia da sempre alleata della Serbia e in contrasto con Nato e Stato Uniti che invece appoggiano i kosovari, come fu in tempo di guerra. La risposta di Putin naturalmente non si è fatta attendere e attraverso il portavoce del Ministero degli Esteri ha affermato che Pristina probabilmente vuole provocare un’invasione serba della regione.

La regione balcanica rischia quindi di ripiombare nel caos. Non si può rimanere indifferenti nemmeno al fatto che alcune nazioni stanno procedendo ad un riarmo, in particolare proprio la Serbia. Insomma, lo spettro della guerra sulla penisola balcanica sembra più vivo che mai e si spera che non ci sia un ritorno a quegli anni di fuoco che costarono la vita a migliaia di civili.