Il traffico della cocaina tra il Sud America e l’Europa si sta facendo più diversificato, competitivo e violento. Questo è quanto emerge dalla pubblicazione da parte dell’Europol e dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODC) del primo report della serie Cocaine Insights, all’interno del programma CRIMJUST, che mira a rafforzare le cooperazioni tra strutture regionali e interregionali per contrastare i traffici di droga.

Il report sottolinea un aumento nelle forniture dirette in Europa dall’America Latina, una diversificazione dei gruppi criminali implicati nei traffici e una sempre maggiore importanza dei porti di Rotterdam, Anversa e Amburgo come punti di ingresso della cocaina.

Il panorama criminale: traffico di coca uno dei principali problemi di sicurezza in Eu

Julia Viedma, Capo del Dipartimento del Centro Operativo e di Analisi all’Europol ha dichiarato: “Il traffico di cocaina è uno dei principali problemi di sicurezza che stiamo fronteggiando nell’Unione Europea. Quasi il 40% dei gruppi criminali attivi in Europa sono coinvolti nel traffico di droga, e il traffico di cocaina genera profitti multimiliardari”.

Tra questi gruppi alcuni dei più influenti sono certamente quelli che fanno capo a gruppi di mafie italiane.

Nonostante nel report si parli dell’erosione di un oligopolio criminale in favore di un mercato più diversificato, non bisogna fare l’errore di credere che i grandi gruppi criminali come 'ndrangheta e Camorra abbiano perso potere: “Il report ci conferma il dominio di gruppi italiani, principalmente clan di 'ndrangheta e gruppi di Camorra, all’interno della filiera della cocaina per l’Europa, e riconosce alle nostre mafie un ruolo non solo dominante da un punto di vista di rapporti con il produttore, ma anche per quanto riguarda la distribuzione dello stupefacente in Europa” dice a Blasting Investigations Anna Sergi, docente di Criminologia dell’Università dell’Essex.

“C’è però una consapevolezza che questo dominio delle mafie italiane viene in qualche modo eroso dalla presenza di altri gruppi che hanno raggiunto dei livelli di sofisticatezza criminale pari alle nostre mafie, e si parla ad esempio di network che fanno riferimento ai Balcani, di origine etnica albanese”, aggiunge Sergi.

Una delle nuove tendenze sottolineata da Cocaine Insights è infatti la presenza sempre più estesa di gruppi criminali albanesi che secondo le autorità del Regno Unito detengono il controllo su tutto il mercato della droga del paese.

“Nel 2018, l’Italia ha registrato un incremento dei sequestri di cocaina alle frontiere di terra, specialmente nel Nord-Est; le autorità italiane hanno ascritto questi incrementi nei nuovi traffici a gruppi dei Balcani, come albanesi, serbo-montenegrini e bulgari, che sono sempre più coinvolti nelle importazioni di grandi quantità di cocaina sulle rotte marittime che passano dai porti nel Mar Egeo e nel Mar Nero”, indica il report di Cocaine Insights. Viene aggiunto anche che in Germania “le autorità affermano che il traffico di droga era l’area di attività principale per 29 dei 31 gruppi dominati dagli albanesi individuati nel 2019, secondi solo ai gruppi dominati dai tedeschi (66 attivi nel traffico di droga su 171) e davanti a quelli dominati dai turchi (23 su 78)”.

Alcuni rapporti indicano che, a partire dal 2012, gruppi albanesi hanno sviluppato una sempre maggiore influenza in porti chiave sia europei (inizialmente Belgio e Paesi Bassi, successivamente Germania e Spagna) che del Sud America (Venezuela, Brasile, Colombia ed Ecuador).

Fino a qualche anno fa erano le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC) il gruppo che controllava gran parte delle coltivazioni di coca ed erano il soggetto con cui interfacciarsi per avere accesso ai broker della cocaina, mentre ora il panorama è più variegato. In seguito al diminuire del loro potere (una parte ha cessato di essere un gruppo armato dopo gli accordi di pace del 2016-2017, mentre altri hanno continuato il traffico di cocaina) e alla crescita di altri gruppi come l’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN) “questa frammentazione ha moltiplicato il potenziale per la formazione di nuove alleanze e partnership” si legge nel report.

Chloé Carpentier, Capo della Sezione Ricerca sulla Droga all’UNODC, ha sottolineato che “è probabile che le attuali dinamiche di diversificazione e proliferazione dei canali di approvvigionamento di cocaina, degli attori e delle modalità criminali continuino, se non controllate”.

“La frammentazione quasi a livello individuale, per cui chi ha un terreno riesce a produrre e se ha capacità imprenditoriali a sistemarsi sul mercato come produttore di coca, senza necessariamente dover rispondere a un boss, significa che ovviamente si ha molta più cocaina e molta più disorganizzazione” analizza Anna Sergi, specificando che però “questo in realtà non ha portato grandi problemi alla 'ndrangheta perché i suoi broker riescono comunque ad accedere a chiunque sia il produttore di turno, quindi non cambia granché da un punto di vista di accesso al mercato, anzi addirittura l’accesso al mercato è anche più facile perché c’è più gente che vende”.

Più competizione, più violenza e morti

Secondo Europol e UNODC inoltre, uno dei risultati dell’aumento della competitività nel mercato della droga è “un aumento di omicidi, sparatorie, attentati, incendi, rapimenti, torture e intimidazioni”. Rientra in questo contesto l’omicidio del giornalista olandese Peter De Vries, ucciso ad Amsterdam dalla mocromafia, organizzazione criminale marocchina di base nei Paesi Bassi, in quanto confidente e consulente di Nabil Bakkali, collaboratore di giustizia ed ex appartenente alla stessa mocromafia. L’organizzazione starebbe facendo terra bruciata attorno allo stesso pentito: nel 2018, poco dopo l’annuncio della collaborazione con la giustizia di Bakkali, fu assassinato il fratello 24enne dell’uomo, mentre nel 2019 fu il turno del suo legale, Derk Wiersum, ucciso da un sicario incappucciato nel vialetto davanti casa in un quartiere residenziale di Amsterdam.

Nella primavera del 2020, le autorità francesi e olandesi, con il supporto dell’Europol e di altri paesi, hanno pubblicato i risultati di un’indagine su gruppi di crimine organizzato che usavano una piattaforma di comunicazione criptata, EncroChat. Prometteva ai suoi clienti comunicazioni sicure, ma dopo essere stata presa di mira da uno dei più grandi attacchi hacker mai visti da parte delle forze dell’ordine, si è rivelata una miniera di informazioni per gli inquirenti di vari paesi europei.

Nei Paesi Bassi, a partire dalle informazioni raccolte su EncroChat, è stata condotta l’operazione Lemont che ha portato a più di 100 arresti, ai sequestri di 8.000 chili di cocaina e 1.200 di crystal meth, all’individuazione e allo smantellamento di 19 laboratori di droghe sintetiche, al sequestro di armi automatiche, automobili, alcune con scompartimenti segreti, e di 20 milioni di euro in contanti.

In Francia ha preso il via l’operazione “Emma 95”, sui cui risultati però le autorità hanno mantenuto il massimo riserbo, mentre lo scorso giugno in Germania, le forze dell’ordine hanno sfruttato le informazioni derivate dall’indagine su EncroChat per sequestrare 3.200 chili di cannabis, quasi 400 chili di cocaina, quasi 320 chili di droghe sintetiche, più di 125.500 pasticche di ecstasy e 10 chili di eroina.

“I dati raccolti hanno fornito alle forze dell’ordine una visione globale delle attività ad alto rischio di gruppi di crimine organizzato, in particolare quelli che trafficano droga” afferma il report, sottolineando come “centinaia di crimini come omicidi, minacce di morte sono stati individuati e/o prevenuti”.

Un’inchiesta riguardante alcuni container nei Paesi Bassi ha anche scoperto che alcuni di questi erano stati convertiti in camere della tortura.

L'epicentro del traffico si sposta a Nord

Uno dei punti principali su cui si sofferma Cocaine Insights è lo spostamento del traffico di cocaina verso i porti del Nord Europa: “L’aumento dell’uso di spedizioni tramite container attraverso i porti di Anversa, Rotterdam e Amburgo ha consolidato il ruolo dei Paesi Bassi come punto di sosta e ha portato la costa del Mare del Nord dell'Europa continentale a superare la penisola iberica come punto d'ingresso principale per la cocaina che raggiunge l'Europa”.

Mentre le coste della Galizia, nel Nord-Ovest della Spagna, hanno rappresentato a lungo un punto primario per l’arrivo della cocaina che raggiunge l'Europa, i dati sui sequestri indicano un aumento delle quantità che entrano attraverso il Belgio.

Negli ultimi anni sempre maggiori quantità di cocaina hanno raggiunto Anversa direttamente dal paese di origine, la Colombia.

  • Box – Perché considerare i dati sui sequestri di droga

    La quantità di droga sequestrata in un determinato lasso di tempo può essere determinata da due fattori principali: l'offerta di droga sul mercato illecito e l'efficacia degli sforzi di contrasto ai traffici da parte delle forze dell'ordine. Per poter dedurre informazioni sulle tendenze nella disponibilità di droga in un paese o in una regione dai dati sui sequestri di droga, è importante triangolare i dati sui sequestri con altri indicatori. Questi possono essere: stime di produzione, livelli di purezza dello stupefacente, dati sui sequestri in altri paesi/regioni o addirittura dati sulla domanda, come stime sull'uso o sulle tendenze di consumo basate sulle acque reflue.

Nel 2019 però la Colombia è stata sostituita dal Brasile come il principale paese da cui partiva la cocaina per il Belgio, con i sequestri di cocaina da container partiti dalla Colombia che sono scesi da 25 tonnellate nel 2018 a 10,5 tonnellate nel 2019.

I sequestri di cocaina ad Anversa hanno continuato ad aumentare, raggiungendo le 65,6 tonnellate nel 2020.

Oltre a quello di Anversa, anche i porti di Rotterdam e Amburgo hanno un enorme traffico di container che è l’ideale per il traffico di droga, e hanno anche eccellenti collegamenti stradali con il continente.

Lo spostamento nel Nord Europa dell’epicentro dei traffici di cocaina “è una tendenza che in realtà già sapevamo da qualche anno, ed è legata al volume di traffico” spiega Anna Sergi; per i gruppi criminali come la 'ndrangheta “significa soltanto aggiustare un po’ la logistica, non significa assolutamente cambiare il modus operandi che è sempre quello: compri la cocaina, aspetti che arrivi e ti venga detto dove è ubicata, e nel momento in cui sai dov’è devi organizzare il prelievo”.

La docente dell’Università dell’Essex aggiunge: “Cambia ovviamente il fatto che devi gestire i rischi diversamente: è meno o più rischioso far arrivare la roba via macchina? È meno o più rischioso smistarla a Rosarno anziché comprare una warehouse vicino Rotterdam? Ci sono stati entrambi i casi”.

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