Scritto da: Giuseppe Schiano di Colella.

Editor: Luca Rinaldi (IRPI Media), Massimiliano Mattiello (Blasting News), e Angelo Paura (Blasting News).

In tutto 280 milioni di euro in sette anni. Tanto l’Italia ha già versato in multe emesse da parte dell’Unione Europea sulla mancata bonifica di 81 discariche abusive. Per cercare di risolvere l’impasse, bonificare e restituire i territori alle comunità, nel 2017 la politica ha cercato di dare una risposta dopo anni di silenzi: il governo allora guidato da Paolo Gentiloni ha istituito una task-force guidata dal generale dei carabinieri Giuseppe Vadalà, divenuto così commissario unico per la bonifica delle discariche abusive. Perché una discarica venga definita abusiva servono alcuni criteri specifici: l’accumulo non occasionale di rifiuti, la loro eterogeneità, il fatto che il loro abbandono sia definitivo e il degrado del luogo a causa dei materiali abbandonati.

Tra queste il sito della ex SGL Carbon di Ascoli Piceno è uno dei casi più impattanti, sia per l’ambiente che per la comunità. La fabbrica, perno dell’economia ascolana per tutto il ’900, è stata dismessa nel 2007 e ancora oggi è in attesa di una bonifica definitiva. Si producevano elettrodi e materiali di grafite, che nel corso della lavorazione avevano bisogno di cotture che poi sprigionavano grandi quantità di IPA (idrocarburi policiclici aromatici), tanto problematici per l’inquinamento dell’aria, ma ancora di più nella fase di ricaduta sul suolo.

Il resto dei danni lo hanno fatto gli oli combustibili pesanti stoccati nei serbatoi interrati, denominatore comune a molti altri siti contaminati in Italia.

A oggi, si legge nell’ultima relazione del Commissario che IrpiMedia e Blasting Investigations hanno potuto consultare, la task-force “ha regolarizzato 55 siti di discarica abusivi dislocati in differenti Regioni amministrative sul territorio nazionale, compresi i 7 dossier al vaglio della Commissione UE”.

Per i restanti 26 siti su cui operare è già presente una calendarizzazione, che si dovrebbe concludere a dicembre 2023. Ma l’impegno deve essere anche di prevenzione: “Ci sono stati già assegnati tre siti in Basilicata e uno in Abruzzo e stiamo lavorando per non farli arrivare a sanzione” ha anticipato il Generale Vadalà durante la conferenza stampa di presentazione del rapporto della task force.

Le sanzioni dell’Europa

“Dobbiamo fare velocemente” ha affermato Vadalà. “La sanzione da 42,8 milioni del 2014 – oggi siamo a 6,8 milioni ogni sei mesi – è diminuita di molto, ma in questi 7 anni abbiamo pagato all’Unione Europea 280 milioni, una cifra sicuramente importante”. È tanto il denaro che l’Italia ha perso in sanzioni, una multa semestrale pesante che è andata a ridursi col tempo ma che ancora non è arrivata a zero.

Soldi che potrebbero essere utilizzati per altri scopi.

Ma come si è arrivati a queste cifre, definite una “Caporetto” dallo stesso Generale Vadalà?

Nel 2003 la Comunità Europea ha avviato una procedura di infrazione contro l’Italia per accelerare le bonifiche delle circa 5.000 discariche censite dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (MATMM) e dai Carabinieri Forestali.

Successivamente l’Italia, attraverso il Ministero dell’Ambiente e le Regioni, ha lavorato per ridurre il numero di siti problematici. Sono ancora più di 200 quando, nel 2013, la UE ha avviato nei confronti dell’Italia un contenzioso amministrativo (causa C- 196/13) per le discariche dismesse o abusive e non in sicurezza.

Per l’UE l’Italia ha al momento della procedura di infrazione 198 discariche abusive di rifiuti (di cui 16 per rifiuti pericolosi) sul territorio nazionale non conformi alla direttiva 75/442 e alla direttiva 91/689 per le quali sono necessarie operazioni di bonifica e 2 discariche dichiarate non conformi alla direttiva 1999/31, per le quali occorre dimostrare l'approvazione di piani di riassetto oppure l'adozione di decisioni definitive di chiusura. Discariche quindi non previste in piani ambientali, a volte contenenti rifiuti pericolosi, per cui non sono previsti progetti di smaltimento rifiuti.

Nel 2014 quindi, la Corte di Giustizia Europea ha sanzionato l'Italia con una multa di 40 milioni di euro subito e una tantum, più 40 milioni per ogni semestre di ritardo nelle mancate bonifiche, ovvero 200.000 euro per ciascuna delle 200 discariche illecite sanzionate.

La multa verrà ridotta di 200.000 euro per ogni discarica bonificata solo in seguito alla validazione del dossier di regolarizzazione esaminato dalla Commissione Ambiente dell’Unione Europea. A oggi con la riduzione dei siti da bonificare dagli 81 presi in gestione dal Commissario, ai 26 già comunque calendarizzati, la multa è scesa a 6,6 milioni di euro.

Il rischio di infiltrazioni criminali e le “white list”

“Le infiltrazioni criminali di alto livello, ma anche banali, ci sono, questa è una spesa pubblica obbligatoria e ci si buttano in tanti, e i fondi devono essere spesi bene, quindi questa è l’altra grande attività che facciamo”, ha aggiunto il Generale Vadalà.

Già da qualche anno anche a livello giuridico qualcosa si sta muovendo per impedire le infiltrazioni criminali nel ciclo di gestione dei rifiuti.

Il 4 giugno 2020 è stato approvato in Senato, nell’ambito del “Decreto Liquidità”, l’emendamento presentato da Salvatore Micillo (M5S) presso la Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, poi confermato anche al Senato con il parere della Commissione Antimafia e della Commissione Bicamerale d’Inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Il provvedimento riguarda il sistema delle “white list” cosiddette “ambientali” relative al settore delle bonifiche, dei rifiuti, della rigenerazione e del risanamento dei territori.

Le “white list”, istituite con la legge n. 190 del 6 novembre 2012, sono elenchi di fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori che non devono essere soggetti a tentativo di infiltrazione mafiosa, e che devono essere presenti presso ogni prefettura.

Questa deve anche verificare periodicamente l’inesistenza del rischio di infiltrazione nelle aziende presenti negli elenchi ed eventualmente rimuoverle dalle “white list”. Per entrarvi bisogna presentare una serie di documenti: il modello di presentazione dell'istanza con l'indicazione della categoria di iscrizione richiesta, la copia integrale della visura camerale della società aggiornata con l'organigramma contenente tutti i componenti che ricoprono cariche all'interno della società e le dichiarazioni riferite ai familiari conviventi rese da ciascun soggetto sottoposto a verifica.

La comprensione di quanto un settore come quello dei rifiuti sia appetibile per la criminalità organizzata ha portato alla creazione di una “Banca dati della Legalità” al fine di salvaguardare le operazioni di bonifica e restituzione dei territori interessati da infiltrazioni criminali.

Questo sistema, realizzato con il Ministero dell’Interno con il quale, il 21 marzo del 2018 è stato siglato un Protocollo di Legalità, prevede il controllo sulle ditte del settore delle bonifiche, sui subcontraenti e sui subappaltanti e quindi una vigilanza preventiva operata anche delle “white list”. Qualche mese dopo, il 7 novembre 2018, è stato firmato il Protocollo con la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo per l’analisi congiunta di fatti, persone e compagini societarie che riguardano il settore delle bonifiche ambientali.

Questi protocolli sono stati pensati per creare una serie di barriere con l’obiettivo di contrastare la criminalità organizzata, eliminando quelle “zone grigie” che potevano presentarsi di più facile accesso per le aziende disoneste, e di proteggere il libero mercato dalle influenze criminali.

Non solo Sgl Carbon: Il campo abbandonato ad Augusta e l’ex discarica a Vasto

Non è mai stato un campo da serie A, ma per oltre 30 anni è stata la "casa" del calcio augustano. Il "Fontana", che prende il nome dall'omonima contrada della città siracusana, era lo stadio del Megara Augusta. I neroverdi hanno disputato in casa le partite al Fontana fino ai primi anni 2000, tra alterne fortune e alcune rifondazioni, quando - nel 2005 - su disposizione del Ministero dell’Ambiente, per la presenza di cenere di pirite nel sottosuolo, scattarono i sigilli e lo storico campo abbandonato.

Stando alle cronache locali oggi, di quel luogo, resta un terreno sconnesso e ciuffi d'erba sparsi. Quella cenere era stata utilizzata - sul finire degli anni '60 e l'inizio dei '70 - per riempire parte delle saline sottostanti e realizzare il campo. Discarica abusiva dal 2014, si era deciso nel luglio del 2020 di mettere l'area in sicurezza. il Provveditorato interregionale per le opere pubbliche Sicilia-Calabria e il Comune di Augusta sono stati chiamati a fare da Stazioni appaltanti ma , i lavori sono slittati varie volte fino alla data prevista dalla task force del Generale Vadalà: dicembre 2023.

Settecento chilometri più a nord, a Vasto - provincia di Chieti in Abruzzo - c'è Vallone Maltempo.

Un’ex discarica di rifiuti solidi urbani che ormai è un cantiere aperto da fine settembre 2016. La promessa era ambiziosa, la fine dei lavori prevista entro 118 giorni. A metà 2017 si fermò tutto a causa di errori progettuali. Il 25 gennaio 2018 è stato risolto il contratto con la Ditta RTI Fedele Di Donato srl di Teramo a cui erano stati affidati i lavori di bonifica due anni prima. Una storia che coinvolge anche un progetto differente, quello che prevede la realizzazione di un nuovo canile rifugio che dovrebbe essere - secondo quanto confermato dalla deputata del M5S Carmela Grippa ad alcune testate locali, " interamente finanziato con i fondi a disposizione per la messa in sicurezza dell’ex discarica di Vallone Maltempo, la cui bonifica non potrà essere completata se non si sposterà l’attuale struttura adiacente il sito".

Il canile dovrebbe quindi essere spostato per effettuare le operazioni sulla discarica. I lavori però sono slittati a giugno 2022 e la conclusione delle operazioni, affidate alla Sogesid, società partecipata al 100% dal Ministero dell'Economia e delle Finanze

Il caso di Ascoli Piceno

L’ultimo degli interventi di bonifica della task force del Commissario Unico è l’area 21 di Ascoli Piceno, l’ex SGL Carbon del cui sito è proprietaria la Restart, società consortile responsabile della bonifica dell’area.

La lunga storia del sito inizia nel 1907, quando viene aperto ad Ascoli Piceno un opificio industriale per produrre carburo di calcio e, poco dopo, una fabbrica di elettrodi. Durante la crisi del 1929 la fabbrica viene salvata grazie agli aiuti della Siemens Plania, alleanza che si ricostituisce nel secondo dopoguerra.

Lo stabilimento produceva più di un terzo del silicio metallico mondiale quando, nel 1992 viene inglobato dalla SGL Carbon. Poi il declino e la scoperta dei gravi problemi di inquinamento dell’area. Nel 2007 la fabbrica chiude con un pesante lascito: 27 ettari da bonificare.

La risoluzione di questa operazione di bonifica è calendarizzata per il dicembre 2023. “Il progetto di bonifica prevede la demolizione delle strutture dell'ex sito produttivo e la successiva pulizia dei terreni” conferma a IRPIMedia e Blasting News Sara Massoni, Segretario Amministrativo e titolare dell’incarico di Posizione Organizzativa del Servizio Ambiente del Comune di Ascoli Piceno. “Inoltre è prevista la messa in sicurezza permanente della porzione di area per la quale è in corso una procedura di infrazione europea”. L’intervento arriverà anche alla protezione del letto del fiume Tronto e della falda, secondo la progettazione di ARPA Marche. Uno degli obiettivi delle bonifiche è anche la restituzione dei terreni alla collettività, come ricordato nella conferenza stampa della task force del Generale Vadalà. A questo proposito per il sito ex SGL Carbon “è prevista l'attuazione di un Piano di Riqualificazione Urbanistica con la realizzazione di edifici residenziali e commerciali, un polo sportivo e scientifico-tecnologico e un parco urbano”. Un intervento importante quello all’area 21 di Ascoli Piceno, anche alla luce della recente candidatura a Capitale della Cultura per il 2024.

Giuseppe Schiano di Colella. Appassionato soprattutto di film, basket e Giappone, si interessa di dati e del loro uso per spiegare quello che accade nel mondo. Ha collaborato con ilmanifesto, altrianimali e IrpiMedia.

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