Due studenti che erano stati bocciati al Test di medicina tenutosi all'Ateneo di Messina di alcuni anni fa, hanno ottenuto dal Consiglio di Stato una sentenza favorevole che non solo li ammette alla facoltà di medicina, ma impone anche il risarcimento dei danni. Secondo il Consiglio, gli aspiranti medici che sono stati bocciati sulla base di test non validi in quanto violavano la regola dell'anonimato, hanno diritto alla frequenza dei corsi e al risarcimento dei danni per il ritardato ingresso nel mondo del lavoro. L'università di Messina dovrà sborsare 10.000 euro più le spese processuali.

Test di medicina: si crea un precedente

Questa sentenza non solo è clamorosa, ma potrebbe avere ripercussioni future anche su tutti gli altri ricorsi presentati contro i Test di medicina ritenuti non validi. Se questi due studenti hanno diritto al risarcimento danni, perché gli altri non dovrebbero aver diritto allo stesso trattamento? Le casse delle Università sono a rischio, anche perché tutta Italia è invasa da ricorsi contro Test di Medicina ritenuti non validi o viziati. Un'altra sentenza recente che ha fatto scalpore è stata quella dell'Università di Tor Vergata (Roma), ma non è l'unica.

Secondo le stime, gli studenti che hanno presentato ricorso per il Test di medicina del 2013 sono circa mille, quasi tutti in attesa di giudizio.

Se il magistrato darà loro ragione, anche questi avrebbero diritto al risarcimento danni di 10mila euro. In totale le Università potrebbero dover sborsare 15 milioni di euro.

E poi ci sono gli studenti che hanno presentato ricorso contro il Test di Medicina del 2014, che sono stimati in più di un migliaio. Già a Firenze è stata confermata l'irregolarità.

Un vero disastro economico per gli Atenei.

Test di Medicina: la violazione contestata

In questo caso vi è stata la violazione dell'anonimato. I candidati avevano dovuto compilare la scheda anagrafica prima di svolgere i test e tenuta esposta sul banco insieme al documento di riconoscimento, così come aveva stabilito il Miur.

Ma questa procedura ha permesso di conoscere il codice identificativo di ciascun candidato prima che i questionari venissero compilati, con la possibilità di alterare i risultati. Che sia il caso di abolirlo