Prosegue senza soluzione di continuità il dibattito riferito a riforma pensioni 2014 e previdenza: all’indomani della Legge di Stabilità il punto della situazione è presso che drammatico, con tanti annunciati interventi a non aver mai visto la luce ed altri a mettere seriamente a rischio l’esistenza stessa delle forme di previdenza integrativa. In un contesto nel quale gli assegni erogati dagli enti statali stentano a raggiungere livelli tali da consentire la conduzione di una vita dignitosa, la previdenza integrativa costituisce uno dei pochi ammortizzatori auto indotti dai lavoratori per poter incrementare le risorse a disposizione al termine del proprio percorso professionale, ma la previsione contenuta in Legge di Stabilità (incremento della tassazione sui fondi di previdenza integrativi dall’11,5 al 20%) rischia di far implodere il sistema.

Tante parole e nulla di concreto anche per quanto concerne prepensionamento e opzione contributivo, altri due temi che avrebbero dovuto far parte della riforma Pensioni 2014 incastonata in Legge di Stabilità. Volessimo tirare le somme il bicchiere non può che essere completamente vuoto: nonostante nella giornata di ieri il ministro Poletti abbia sottolineato che si lavorerà sul fronte previdenziale l’impressione di fondo rimane quella di un governo proiettato a tutt’altro fronte rispetto a quello pensionistico. Che senso ha ribadiamo noi, costruire un sistema flessibile in entrata ma rigido in uscita? Il rischio è quello di assistere ad un tracollo dall’interno.

Riforma pensioni 2014: previdenza integrativa, opzione contributivo e prepensionamento - Tutto da rifare con tanti dubbi e pochissime certezze

Come sottolineato in apertura, non solo a margine della Legge di Stabilità non è arrivato alcun intervento in tema di riforma pensioni 2014 e previdenza, ma le poche manovre ratificate hanno addirittura inciso pesantemente su alcuni settori pensionistici nevralgici. In primis il comparto della previdenza integrativa, duramente colpito dall’incremento di tassazione dall’11,5 al 20%; ogni ragionamento economico spetta ai tecnici, ma nella campagna pre Legge di Stabilità Renzi aveva ribadito a più riprese che le pensioni non sarebbero state toccate. I fondi di previdenza integrativi escono così fortemente depotenziati e rischiano di essere privati di quel ruolo di sostengo agli assegni pensionistici erogati dagli enti statali che in molte circostanze non raggiungono soglie accettabili. Passando da quello che è stato fatto a quello che non è stato fatto il quadro, se possibile, si fa ancora più cupo: la riforma pensioni 2014 inserita in Legge di Stabilità avrebbe dovuto intervenire sull’opzione contributivo donne prevedendo una proroga dei termini di fruizione dell’istituto, ma anche su questo versante nulla è stato fatto. Trattandosi di uno strumento che consente alle lavoratrici donne di accedere alla pensione a quota 57 o 58 anni di età più 35 di contributi, l’opzione contributivo costituisce uno dei veri e pochi strumenti in grado di flessibilizzare l’uscita dal lavoro, ma a causa della mancata proroga, a partire dal dicembre del 2014 non sarà più possibile ricorrervi. Niente riforma pensioni 2014 in Legge di Stabilità anche per quel che concerne il prepensionamento: no alle nuove forme di pensione anticipata, no alla configurazione di ponti o scivoli pensionistici pro esodati, una serie di mancanze che il ministro Poletti ha provato a giustificare nella giornata di ieri: ‘Dove eravamo quando abbiamo deciso che si poteva andare in pensione dopo 16 anni? Oggi ci pesa moltissimo dover fare un ragionamento sulle pensioni, ma questo ragionamento è figlio di quella è di altre cento scelte come quelle’. Condivisibile dover fare i conti col passato, inaccettabile continuare a ignorare la necessità di dar vita ad una riforma delle pensioni 2014 ampia e strutturata. Continueremo a seguire i futuri sviluppi, se volete rimanere aggiornati vi invitiamo a cliccare il tasto ‘Segui’ in alto a destra.