Dopotante peripezie, rivolte, proteste e dopo cinque anni di attesa nel mondo dellaScuola finalmente si intravede un spiraglio di cambiamento e speranza pergli insegnanti costretti a vivere una situazione di precarietà lavorativa.Stamani, infatti, dal Lussemburgo è arrivata una sentenza della Corte diGiustizia Europea che condanna l’Italia alla violazione delle direttivecomunitarie poiché non rispetta i dipendenti scolastici non di ruolo, icosiddetti docenti precari che hanno più di tre anni di insegnamento, e abusadei contratti a termine. Ci si riferisce, in particolare, ai posti stabili edisponibili.

Nonostante la disponibilità di vere e proprie cattedre, lo Statoitaliano, anziché assumere docenti in pianta stabile con contratti a tempoindeterminato, ha preferito, per ragioni economiche, ricorrere ai contratti atempo determinato rinnovandoli di anno in anno.

Finalmente i docenti che hannosvolto per diversi anni attività di supplenza possono richiedere ilrisarcimento dei danni e la relativa stabilizzazione, rivolgendosi al tribunaledel lavoro per chiedere l’applicazione della sentenza. La regola si applica neicasi in cui le supplenze prestate superano i 36 mesi. Sono previsti risarcimentidi due miliardi di euro per 250mila precari e scatti di anzianità maturati trail 2002 e il 2012 dopo il primo biennio di servizio e le mensilità estive suposto vacante.

Dopo la lettura della sentenza dei giudici fatta questa mattinaa Lussemburgo, Marcello Pacifico, presidente Anief (sindacato autonomo che hapromosso il ricorso) e segretario organizzativo Confedir, è intervenuto sullaquestione ponendo l’accento sul fatto che quella di oggi rappresenta una sentenza storica per il nostro paese, poichéfinalmente pone fine alla precarietà nella scuola e in tutto il pubblicoimpiego.

Ha sottolineato, inoltre, come la dignità del lavoro sia un dirittoinalienabile che non può essere messo in discussione per motivieconomico-finanziari. Nel frattempo, a fronte di queste probabili assunzioni,il governo ha deciso di varare un piano straordinario di assunzioni, stanziandole risorse necessarie (un miliardo di euro nel 2015) in legge di stabilità.