È arrivata l'ennesima delusione per i lavoratori ATA e gli insegnanti quota 96 della Scuola, persone che hanno già maturato nell'ormai lontano 2011 il diritto al pensionamento e che nonostante ciò si trovano bloccati tra i banchi di scuola a causa di una svista nella legge Fornero. Durante l'approvazione della precedente riforma previdenziale, non è stato considerata la differenza che sussiste tra anno solare e anno scolastico per i conteggi utili alla maturazione della quiescenza: tanto è bastato per bloccare circa 4.000 insegnanti, un numero che fortunatamente al momento si è dimezzato grazie al pensionamento tramite i requisiti ordinari o all'applicazione della 104 per circa 2000 dipendenti pubblici.

Quota 96: dopo la bocciatura degli emendamenti alla Camera, arriva lo stesso epilogo per il Senato

Purtroppo sembra ormai certo che l'esame degli emendamenti alla legge di stabilità 2015 portato avanti dalla Commissione Bilancio in senato negherà nuovamente ai dipendenti della scuola pubblica il diritto alla pensione. Un fatto che ha provocato la reazione immediata dei comitati che si riuniscono nei gruppi virtuali della rete web, anche perché secondo quanto riferito da alcuni componenti del Movimento 5 stelle vi sarebbero le coperture necessarie per mettere in atto una sanatoria, ma evidentemente il Governo teme che così facendo si aprirebbe la strada a nuovi ricorsi da parte di altre categorie di lavoratori.

"Mandare in pensione questi insegnanti [...] costerebbe meno rispetto al tenerli in attività e così si agevolerebbe quel turn over che tutti invocano" affermano i parlamentari tramite l'ufficio stampa del M5S.

Insegnanti destinati a #labuonascuola, ma soluzione di ripiego non piace

Resta quindi implicito che gli insegnanti Quota 96 saranno ora destinati a mansioni differenti nell'ambito della riforma intitolata #labuonascuola, secondo quanto già deciso dall'esecutivo Renzi.

Negli scorsi mesi il Ministro dell'Istruzione Stefania Giannini aveva spiegato che per questo caso specifico si sarebbe richiesto un ulteriore sacrificio ai lavoratori destinandoli ad attività meno pesanti dell'insegnamento, anche perché la loro situazione non risultava paragonabile a quella di chi aveva perso il lavoro, come nel caso degli esodati.

Allo stesso tempo, aveva però anticipato che in caso di una salvaguardia ottenuta in Parlamento, il Governo non si sarebbe opposto. Purtroppo questa possibilità sembra sfumare definitivamente con la fine dell'anno in corso e l'approvazione della legge di stabilità, mentre la soluzione parlamentare dovrebbe passare per un improbabile provvedimento strutturale sulla previdenza nel 2015.

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