La discussione sulla questione previdenziale sembra si sia arenata e modificare la legge Fornero sulle Pensioni sembra, al momento, un'impresa ardua. La volontà politica di intervenire c'è e tutti lo stanno dimostrando con proposte e prese di posizione. E allora come mai non si interviene? manca forse il coraggio? Crediamo proprio di no. Il punto nodale sta sempre nella garanzia che la riforma varata dal governo del premier Monti nel 2011, anche se piena di errori e di restrizioni, riesce a garantire sia in termini di risparmi per 80 miliardi di euro fino al 2021, sia nell'assicurare sostenibilità economica alle nostre magre casse statali.

In questo contesto, le proposte di uscita anticipata o di uscita a 62 anni con 35 anni di contributi e penalizzazioni o quella del prestito pensionistico o ancora la possibilità di andare in pensione prima con 41 anni di contributi indipendentemente dall'età anagrafica, sembrano non avere un domani. E' facilmente comprensibile però che esiste la reale consapevolezza che occorrono interventi necessari ed immediati per rendere il sistema pensionistico italiano più flessibile, più sostenibile più funzionale alle esigenze del momento

Quali le proposte ad oggi più gettonate?.

  • Il premier Renzi, con i suoi consiglieri economici, al fine di reperire fondi utili e funzionali al ricambio generazionale, ipotizza la revisione delle bay pensioni, delle false pensioni di invalidità, delle pensioni di reversibilità e delle ricche pensioni integrative;

  • C'è la proposta del ricalcolo contributivo delle cosiddette "pensioni d'oro" avanzata dal Presidente dell'Inps, l'economista bocconiano professor Tito Boeri, che consentirebbe nuovi risparmi da reinvestire per interventi, in particolare, per le pensioni minime;

  • Per le prossime settimane sono nell'agenda governativa nuovi appuntamenti per definire un percorso di lavoro per apportare modifiche al sistema previdenziale. Lo ha garantito ed annunciato lo stesso Ministro Poletti per chiudere definitivamente la questione esodati e quota 96 scuola.

  • A dar manforte alla richiesta di modifiche e a dare una scossa al premier Matteo Renzi, è ancora una volta il Presidente della commissione lavoro della Camera, l'ex Cgil Cesare Damiano. Il quale rilancia la sua proposta di uscita a quota 100, sostenuto anche dalle minoranze Pd.

    Insomma una situazione ancora confusa ed incerta, ma con all'orizzonte la volontà e la consapevolezza che bisogna intervenire ed intervenire anche presto.