Continua a segnare temperature elevatissime il dibattito in tema di pensioni 2015 con particolare riferimento all'opzione donna e al super ddl in discussione presso la Commissione Lavoro. Partendo da quest'ultimo il dibattimento procede a rilento complice in particolare l'atteggiamento del ministro del lavoro Giuliano Poletti, che da un lato prosegue nel sottolineare che prima di autorizzare qualsiasi provvedimento è necessario sentire l'INPS e dall'altro millanta i soliti problemi di natura economica. Certo, la criticità legata alla sostenibilità economica dei singoli provvedimenti è di fondamentale importanza, ma in riferimento ad altre vertenze per le quali gli esborsi sarebbero limitati portando comunque a sensibili risparmi di lungo periodo - si pensi per l'appunto all'opzione donna - la conclamata lentezza delle nostre Istituzioni rimane tale e quale.
Se il piano Damiano connesso al super ddl in discussione in Commissione procede dunque fra alti e bassi lo stesso non può dirsi, per fortuna, in riferimento alla vertenza opzione donna, con le promotrici dell'omonimo comitato che continuano a preparare il terreno in vista della class action contro l'INPS. La via giudiziale appare l'unica adottabile in questo momento.
Pensioni 2015, opzione donna e super ddl: piano Damiano e info class action - Poletti e Boeri prendono tempo, inaspriti i requisiti di accesso al prepensionamento
Il capitolo connesso alle Pensioni 2015 somiglia molto ad una matriosca che ne contiene al suo interno molte altre: le vertenze sociali che il governo dovrebbe affrontare sono numerosissime, ma il caso connesso all'opzione donna colpisce per la miopia dimostrata dalle Istituzioni. Prorogare l'istituto consentirebbe a numerose lavoratrici, più o meno 7mila, di accedere ad uno strumento che dà diritto alla corresponsione di una pensione calcolata con il metodo contributivo: gli assegni sarebbero dunque decurtati di un buon 25-30% rispetto agli importi che spetterebbero a condizioni normali, stato di cose questo che porterà lo stato italiano a risparmiare parecchi miliardi di euro negli anni a venire (lo stesso On. Gnecchi ha presentato un dossier al riguardo lo scorso dicembre senza però ricevere risposta). Il comitato opzione donna ha scelto di adire alle vie giudiziali tramite la sottoscrizione di una class action proprio per ovviare alla lentezza di Istituzioni che non agiscono e se lo fanno si muovono in direzioni contrarie a quelle che suggerirebbe la logica sociale.Ne è un chiaro esempio l'ultima nota con la quale l'INPS ha chiarito i punti del decreto approvato dal MEF alcuni mesi fa recependo in buona sostanza le direttive connesse all'inasprimento dei requisiti per l'accesso alla pensione anticipata a partire dal 2016. Fa quasi sorridere il fatto che si arrivi a provvedimenti del genere in un momento in cui in Commissione Lavoro si cerca di giungere a percorsi opposti ed improntati alla ricerca di soluzioni previdenziali più 'morbide' e meno dure. Abbandonando l'opzione donna e parlando di pensioni 2015, ddl Damiano e super ddl - così è stato ribattezzato il pull di 10 provvedimenti relativi all'istituto del prepensionamento presentati a fianco allo stesso ddl Damiano -, bisogna invece registrare un rallentamento dei lavori. Il ministro Poletti ha sottolineato che la priorità è risolvere le vertenze sociali più gravi (lo ripete da mesi senza muovere però un dito) evidenziando come il debito pubblico imponga di fare sacrifici. Inutile dire a chi toccherà scontare questi sacrifici, ovviamente ai lavoratori, ai quali il responsabile del Welfare chiede di 'sopportare delle penalizzazioni sugli assegni pecuniari simili a quelle già previste dalla Legge Fornero'. Seguiremo i prossimi sviluppi nella speranza di poter essere portatori di notizie più incoraggianti.