"Escludo che sia possibile restituire a tutti l'indicizzazione delle pensioni": sono parole che in brevissimo tempo hanno fatto il giro dei media tradizionali e del web, quelle espresse dal Sottosegretario all'economia Enrico Zanetti riguardo la decisione della Consulta. L'interessato sottolinea che non vi è solo un problema di ordine tecnico a impedire che si proceda in questa direzione, ma anche di rispetto nei confronti dei cittadini, perché "sarebbe immorale e il Governo deve dirlo forte". Il pensiero va probabilmente a tutti coloro che percepiscono una pensione più bassa e che vivono sulla soglia della povertà, oppure ai lavoratori che in seguito all'irrigidimento dei requisiti di accesso all'Inps non riescono ancora a percepire l'agognato assegno previdenziale.
Zanetti ricorda che la sua resta una libera espressione personale in merito alla vicenda, ma d'altra parte mette in luce anche il livello di perplessità che la decisione della Corte Costituzionale ha scatenato all'interno dell'esecutivo e più in generale nella politica. Il Governo si è già impegnato a dare seguito alla sentenza, anche se ha affermato di volerlo fare in una logica di serietà e compromesso rispetto alle esigenze dei cittadini e a quelle di bilancio. Una nuova sfida che va a pesare sulla già complicata partita della previdenza.
Governo e applicazione della sentenza: tra stime, ipotesi e budget, ma il primo riscontro dovrebbe arrivare già al prossimo giugno
Se le parole di Zanetti rappresentano solo l'ultimo punto di vista che si è aggiunto (in ordine di tempo) sull'attuale dibattito, resta il fatto che la sentenza della Corte Costituzionale chiama il Governo a prendere nuovi provvedimenti già nel breve termine.
Le prime stime parlano di una possibile misura entro il prossimo mese di giugno, anche perché sindacati, parti sociali e associazioni a tutela dei consumatori chiedono che si provveda immediatamente al versamento dei mancati adeguamenti. Il Governo si è preso invece qualche giorno di tempo per effettuare le proprie valutazioni tecniche, in modo da capire quale sia la strada migliore da seguire.
Tra le soluzioni più probabili vi è da mettere in conto una possibile modifica della norma incriminata, che potrebbe essere flessibilizzata innalzando il livello del moltiplicatore. Una strategia che comporterebbe comunque un esborso per le casse dell'Inps, ma che avrebbe l'effetto di sterilizzare le ipotesi di stima peggiori, che implicano la creazione di un buco nel bilancio pubblico superiore ai 10 miliardi di euro.
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