L’ormai certa soluzione della vertenza di Opzione Donna in combinato al piano pro settima salvaguardia per i lavoratori esodati ha contribuito a rasserenare un clima che fino a poche settimane fa era legato ai soliti dubbi sulle reali intenzioni del governo Renzi. L’aver posto degli importanti tamponi a due fra le vertenze più discusse degli ultimi anni è di fatti la prova che dalle parti di Palazzo Chigi la volontà di intervenire c’è ed è concreta. Il punto adesso è capire in che direzione si voglia andare in riferimento ad altri casi ben più spinosi da trattare.

In primis la vertenza Pensioni lavoratori precoci, che tramite le proprie pagine Facebook di riferimento vanno organizzandosi con una consapevolezza ed una convinzione sempre crescenti. Se tutto il dibattito post estate sarà concentrato sul DDL Damiano (che contiene anche la Quota 41) c’è ancora da attendere l’esito dell’interrogazione presentata dal membro PD Eleonora Cimbro che nel testo fa espresso riferimento al caso dei precoci. A bocce più o meno ferme appare inoltre opportuno dare uno sguardo al resto della legislazione previdenziale del nostro paese per capire se in effetti non ci siano degli sprechi da poter eliminare. Ci siamo così imbattuti nella famosa Legge Mosca che da questo punto di vista regna sovrana.

Ultime pensioni lavoratori precoci e DDL Damiano: c’è l’interrogazione su Quota 41, Legge Mosca da abolire

Ormai da diversi mesi il caso pensioni lavoratori precoci è finito sotto la luce dei riflettori governativi. In parte trainato dal resto del dibattito previdenziale, in parte grazie al lavoro svolto dagli appartenenti alla categoria che si stanno facendo sentire con ogni mezzo possibile.

Alcuni frutti stanno arrivando, su tutti l’interrogazione relativa alla famosa Quota 41 presentata dal membro PD Eleonora Cimbro: ‘Ho depositato in commissione lavoro un’interrogazione nella quale si chiede al Governo quali iniziative intenda mettere in atto, anche nella futura Legge di Stabilità, in favore dei lavoratori cosiddetti precoci; lavoratori che, spesso per necessità familiari, hanno iniziato l’attività lavorativa prima dei diciannove anni, svolgendo mansioni fisicamente pesanti, e per i quali si auspica il raggiungimento della pensione con 41 anni di contributi, senza penalizzazioni.

La nostra interrogazione si muove nel solco della proposta 857 a firma Damiano […] Ci auguriamo che il Governo recepisca le proposte formulate dal presidente della Commissione lavoro’ ha scritto la Cimbro sul proprio sito, lasciando intravedere un impegno che dalle parti del PD non era mai stato così forte. La cosa ovviamente da sola non basta ma da qualche parte bisognerà pur partire.

In un contesto che cambierà comunque spesso da qui alla Legge di Stabilità non si può tuttavia ignorare la presenza di alcune leggi di natura previdenziale che non fanno troppo onore al nostro paese. Su tutte appare opportuno concentrarsi sulla Legge Mosca, per eccellenza la Legge della Casta. Istituito nel 1974, il provvedimento consente a politici e sindacalisti di accedere alla pensione a vita senza aver mai versato contributi.

Un giochino che sino ad oggi è costato alle casse dello Stato oltre 12 miliardi di euro. Inizialmente edificata per andare incontro a quanti nel dopo guerra avevano prestato ‘servizio’ nei partiti o nei sindacati, la Legge Mosca è stata sempre più sfruttata e abusata. Grazie ad una semplice dichiarazione del rappresentante del partito o del sindacato il lavoratore ha infatti diritto a trattamenti previdenziali a vita, con oltre 35mila persone a godere ad oggi di questo provvedimento. La stima dei 12,5 miliardi di euro è contenuta in una relazione presentata di recente in Commissione Lavoro, ma nulla sin qui è stato fatto perché molti di quelli che sfruttano questa legge occupano le seggiole del Parlamento o peggio ancora bazzicano le sedi di partiti e sindacati. Signori, benvenuti in Italia.