Dopo lo stop subito nel consiglio dei ministri del 27 agosto scorso, gli ultimi quattro decreti attuativi delle deleghe del Jobs Act sono stati definitivamente approvati ieri. Questo slittamento è servito a sciogliere l’ultimo nodo della riforma: il controllo a distanza sui lavoratori. Gli altri decreti licenziati dal Governo riguardano il riordino degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive ed, infine, la razionalizzazione dell’attività ispettiva, con l’istituzione dell’Ispettorato nazionale del lavoro. Queste norme si aggiungono ai precedenti interventi (tutele crescenti, nuove regole per i licenziamenti ecc), portando così a termine l’iter della riforma.

I decreti attuativi contengono anche misure di contrasto al fenomeno delle dimissioni in bianco. D’ora in avanti le dimissioni saranno valide solo se rilasciate su un modulo, datato e numerato, scaricabile dal sito del ministero. Le principali novità riguardano comunque il regime dei controlli ed il nuovo assetto degli ammortizzatori.

Semplificazioni e controlli.

Il Governo non ha accolto le richieste di modifica, formulate della Commissione Lavoro della Camera, del testo sulle semplificazioni che novella l’art. 4 dello Statuto dei lavoratori, malgrado i dubbi di legittimità costituzionale (quantomeno sotto il profilo dell’eccesso di delega) che circondano le nuove norme. Il datore di lavoro, previa adeguata informazione, potrà pertanto liberamente sottoporre a controllo i dispositivi in dotazione ai lavoratori (telefonino aziendale, smartphone, computer, tablet ecc.) fatto solo salvo il rispetto della normativa sulla privacy.

Lo stesso discorso vale per quanto riguarda gli strumenti di registrazione degli accessi e delle presenze (i c.d. badge). Via libera, dunque, anche al monitoraggio degli spostamenti del lavoratore non solo in entrata ed in uscita, ma anche all’interno del perimetro aziendale. Resta ferma, invece, la necessità dell’autorizzazione da parte del ministero del Lavoro o di un accordo sindacale relativamente all’installazione di impianti audiovisivi.

Riordino degli ammortizzatori sociali.

La Naspi, in vigore dal 1° maggio scorso, durerà 24 mesi. La cassa integrazione è stata estesa anche ai lavoratori delle piccole aziende (cioè, con meno di 15 dipendenti) prima sprovvisti di copertura. La sua durata massima sarà di 24 mesi (36 mesi, in caso di attivazione dei contratti di solidarietà) nell’arco di un quinquennio mobile. Al fine di disincentivare l’utilizzo degli ammortizzatori, si applicherà un meccanismo contributivo di bonus/malus. Non è più consentita, infine, la cassa integrazione a zero ore.