Nessuna certezza sulla riforma Pensioni. "E' ancora prematuro - ha detto oggi il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, intervenendo a Sky Tg Economia - dire che la flessibilità in uscita per la pensione sarà nella legge di Stabilità". Ma non può il Governo Renzi non fare i conti con le richieste che arrivano a tamburo battente sulla "questione previdenziale" non solo dalle parti sociali ma anche da ampi settori della maggioranza che sostiene il suo governo.
Riforma pensioni, nessuna certezza dal Governo Renzi
Il presidente del Consiglio, che sta cercando di correre ai ripari con la salvaguardia esodati e possibili nuove opzioni donne più una nuova opzione uomo, si trova in questo momento, come si suol dire, tra l'incudine e il martello.
Con la minoranza del Pd e il Nuovo centrodestra che, come sindacati e opposizioni, martellano quotidianamente sulla flessibilità in uscita attraverso i presidenti delle commissioni Lavoro di Camera e Senato, entrambi ex ministri del Welfare uno del Governo Prodi e l'altro del Governo Berlusconi, che anche oggi (martedì 22 settembre) dicono la loro sulla questione previdenziale. Secondo Cesare Damiano, la flessibilità in uscita dal lavoro è sostenibile finanziariamente perché "nel medio-lungo periodo non solo non produce costi- ha detto il deputato dell'area dem 'Sinistra è cambiamento' - ma può addirittura generare risparmi".
Flessibilità in uscita, il pressing di Sacconi e Damiano
Diversamente dalle ipotesi della pensione anticipata di 3 anni rispetto ai requisiti anagrafici richiesti dalla legge Fornero con diverse penalità prospettate dall'esecutivo, Damiano pensa che "non sia necessario restringere la platea dei beneficiari" in quanto "l'operazione, oltre che socialmente - ha sottolineato - è contabilmente compatibile".
La proposta, praticamente, è quella già incardinata in commissione a Montecitorio. Il prepensionamento con assegni decurtati da penalità decrescenti al massimo dell'8% se si sceglie per l'accesso alla pensione anticipata a 62 anni, sarà inferiore penalità sul trattamento previdenziale se si scegli di uscire dal lavoro a 63 o a 64 anni, comunque un po' prima dai 66 anni e sette mesi previsti dall'attuale normativa pensionistica.
Una soluzione che avrebbe "un costo - ha spiegato Damiano - per i primi quattro anni, poi produrrà dei risparmi".
Pensione anticipata: da Quota 100 al modello tedesco
"Valuti il governo - ha dichiarato invece il senatore di Area Popolare (Udc-Ncd) Maurizio Sacconi - se regolare attraverso una legge delega collegata alla legge di stabilità un primo ma significativo inserimento di regole flessibili - ha sottolineato - nel vigente sistema previdenziale".
Secondo Sacconi, l'Italia potrebbe poi assumere come benchmark il sistema tedesco - ha spiegato l'ex ministro del Welfare non negando in questo caso le difficoltà con l'Unione europea - per modificare la legge Fornero che ha creato il "sistema previdenziale più rigido al mondo". "Obiettivi della legge - ha scritto il presidente della commissione Lavoro del Senato sul sito dell'associazione Amici di Marco Biagi - dovrebbero essere il rafforzamento della posizione individuale attraverso versamenti volontari del datore di lavoro o del lavoratore e prestazioni anticipate - ha evidenziato Sacconi - soprattutto alle generazioni già anziane all'atto dell'approvazione della legge Fornero".