Dibattito sempre acceso sul fronte della riforma delle pensioni. Se il 2015 va a chiudersi senza gli interventi strutturali auspicati da una larga parte di lavoratori, quali scenari si prospettano per l'anno prossimo? Qualche indicazione, seppure molto generale, è arrivata dallo stesso premier Matteo Renzi nella sua conferenza stampa di fine anno. E sul tema è intervenuto anche Giuliano Poletti, che in una intervista per il quotidiano "La Stampa" ha illustrato l'idea del governo sul part-time pre-pensione, nell'ottica del ricambio generazionale.

Vediamo tutte le novità in merito.

Matteo Renzi nelle scorse ore ha spiegato che non si è intervenuti con una riforma delle Pensioni nel 2015 perché, a suo dire, "il rischio di combinare un pasticcio era elevato". Ci sono speranze per l'anno prossimo? Nel 2016, secondo il premier, si potrà avviare una discussione, da cui trarre delle valutazioni. Per Renzi un assegno previdenziale da 2 mila euro netti al mese non può definirsi una pensione d'oro, anche se esso è stato ottenuto con il calcolo contributivo. Dichiarazioni quindi molto poco circostanziate sulla futura riforma, che, assicura il premier, sarà alimentata in ogni caso da "un dibattito trasparente".

Al momento, quindi, le novità più rilevanti in tema di pensioni e in vigore dal 2016 rimangono quelle sancite dalla legge di stabilità:In primo luogol’anticipo al 2016 dell'innalzamento della soglia dino tax area per gli over 75 per quanto riguarda l'Irpef; in secondo luogola proroga (subordinata comunque alla disponibilità delle risorse) dell’opzione donna, la possibilità per le donne di scegliere di ritirarsi anticipatamente dal lavoro con i requisiti di 35anni di contributi e 57 di età anagrafica (58 per le libere professioniste), con un netto taglio dell'assegno mensile; da ultimo da ricordarela settima salvaguardia per 26.300 esodati.

Per l'anno prossimo? La linea viene dettata da Giuliano Poletti. In un intervento su La Stampa, il ministro del lavoro ha spiegato a grandi linee la sua ricetta per la flessibilità e il ricambio generazionale: part time a fine carriera per i lavoratori che superano i 60 anni con stipendio al 65% negli ultimi anni, ma pensione al 100% una volta ritirati.

Nella visione di Poletti, condivisa dal governo Renzi, l'azienda dovrebbe garantireal lavoratore il 65% del compenso, mentre lo Stato pagherebbei contributi figurativi, di modo che la pensione a fine carriera sia comunque pieno e pari al 100%.