Notizie di questo genere, da quando il Governo è in mano a Matteo Renzi, sono molto frequenti. Il Premier, infatti, sta pensando di elargire un Bonus da 80 euro mensili anche alle Pensioni minime, e lo ha dichiarato in diretta live su Facebook. Conferme sono arrivate anche dal Ministro Boschi, intervistata da Bruno Vespa, e dal responsabile economico del PD Taddei su SKY. Le difficoltà nel riformare il sistema pensionistico, e i dati allarmanti resi pubblici dall’Inps che parla di oltre 11 milioni di pensionati con assegni sotto i 700 euro, hanno provocato questa ennesima promessa del Presidente del Consiglio.

Vediamo chi potrebbe beneficiarne, il livello di fattibilità e i problemi che innescherebbe questo provvedimento.

Pensioni minime

Qualcuno sospetta che la promessa fatta da Renzisia un modo per recuperare voti in vista delle prossime elezioni amministrative. I tempi in cui è stata annunciata l'iniziativa lasciano qualche dubbio, ma ritoccare pensioni troppo vicine, o addirittura sotto la soglia della povertà, potrebbe essere una buona idea. Dopo i lavoratori dipendenti e le Forze dell’Ordine, il Governo medita di elargire 80 euro in più al mese anche a qualche pensionato. Le pensioni a cui fa riferimento Renzi sono quelle minime, cioè al di sotto dei 502 euro al mese.

Infatti, ogni anno l’INPS stabilisce qual è l’importo minimo di pensione da erogare, e per il 2016 è fissato a 501,89 euro.

Per le pensioni più basse, che non arrivano al minimo, a determinate condizioni reddituali del pensionato e dell’eventuale coniuge, scatta la cosiddetta integrazione, cioè quell’erogazione aggiuntiva che permette al pensionato di arrivare a percepire il minimo prestabilito. Sono queste, dunque, le pensioni a cui Renzi sta promettendo di dare i famosi 80 euro, che garantirebbero 582 euro al mese.

Polemiche e problemi di cassa rendono la promessa un miraggio?

Parliamoci chiaro, la promessa fatta da Renzi stavolta è difficile da portare a compimento. In primo luogo, c'è sempre la questione delle "benedette" coperture finanziarie. Questo ennesimo bonus andrebbe contro tutto quello che si sta dicendo sul tema previdenziale.

La flessibilità in uscita, la riforma e anche i piccoli interventi tampone come opzione donna e salvaguardia esodati, non vengono ancora messi in opera come dovrebbero, proprio per via della spesa che dovrebbe sostenere l’Esecutivo. Le coperture finanziarie relative a qualsiasi operazione previdenziale sono sempre scarse, e proprio per questo motivo tutte le proposte di riforma, da Damiano fino a Boeri, non vengono ancora prese in considerazione.

Gli 80 euro al mese comporterebbero, per le Casse dello Stato, ingenti uscite, perché in base ai dati INPS pubblicati qualche giorno fa, la platea di pensionati a cui verrebbero erogati sarebbe di 2,3 milioni, per un esborso superiore ai 2 miliardi di euro.

Senza coperture, sembra difficile che la promessa si trasformi in realtà. Inoltre, il provvedimento innescherebbe polemiche sulla questione sociale, perché portare le pensioni minime, quindi di soggetti che non hanno mai versato contributi, vicine ai 600 euro al mese, le avvicinerebbe troppo agli importi che vengono erogati anche a pensioni con contributi. La vicenda rischierebbe di innescare una specie di conflitto sociale, con lavoratori impegnati in attività saltuarie che, versando i contributi, riceverebbero pensioni simili a pensionati che non hanno mai lavorato.