Matteo Renzi e la Buona Scuola, un anno dopo. Se lo scorso anno, lo sciopero del 5 maggio non ero riuscito nell'intento di sbarrare la strada alla legge 107, figuriamoci se lo 'scioperino' del 20 maggio 2016 può aver creato problemi in vista delle elezioni amministrative.

Nel 2015, il Presidente del Consiglio disse che le assunzioni potevano avere un senso solamente se la scuola fosse cambiata, se ci fosse stato un diverso modello organizzativo, in poche parole se la riforma fosse stata varata.

Ultime news scuola, sabato 21 maggio 2016: docenti hanno smesso di dire NO alla Buona Scuola?

Ora che la riforma è stata effettivamente varata (e tutti ce ne siamo più o meno accorti), ci accorgiamo anche che gli scioperi, seppur non certo eclatanti, non si sono fermati, le assunzioni sono al centro delle polemiche con un concorso sempre più contestato e discreditato, oltre al fatto che, nel frattempo, si sono fatti avanti quattro quesiti referendari.

Gli insegnanti e il personale Ata non hanno smesso di dire No alla Buona Scuola: il flop dello sciopero del 20 maggio non dà certamente adito alla ventilata risoluzione delle incomprensioni tra governo e personale scolastico, come auspicato dalla responsabile scuola del PD, Francesca Puglisi.

Il vento è cambiato ma non si è calmato

In questo momento particolarmente delicato per il mondo scolastico, i lavoratori hanno semplicemente ritenuto inutile affidarsi all'arma dello sciopero: se i sindacati, pur di riuscire a farsi ascoltare dal governo, sono dovuti scendere a compromesso (vedi contratto di mobilità), è chiaro che viene a mancare quella rabbia e quella grinta ancora intatta in quei lavoratori che hanno smesso di confidare nelle organizzazioni sindacali per ciò che riguarda la risoluzione dei problemi più immediati come il rinnovo del contratto.

Non si tratta certo di rassegnazione e di ubbidienza da parte dei docenti, come il PD vorrebbe lasciar intendere quando parla di 'incomprensioni risolte': è solamente 'cambiato il vento' come ebbe a dire qualche mese il Presidente del Consiglio, Renzi. Questo non vuol dire, però, che il vento si sia calmato: è cambiato, ma non si è calmato, perchè la bufera non ha smesso di soffiare.