La partita dell'anticipo pensionistico (conosciuto meglio come APE) si giocherà sulle penalizzazioni: dopo l'accordo siglato con i sindacati lo scorso 28 settembre si sta per aprire un nuovo confronto, questa volta tecnico, che apparirà decisivo per il successo dell'operazione. A Governo e sindacati è infatti richiesto di trovare la quadra sulle aree di esenzione dall'applicazione di tagli neifuturi assegni per coloro che potranno fruire dell'Ape social, mentre resta da chiarire quale sarà l'impatto della misura per chi potrebbe scegliere di uscire in via volontaria.
Sulla vicenda, il tempo stringe: la discussione parlamentare per lalegge di stabilità incombe, pertanto l'esecutivo dovrà concordarein breve tempo i dettagli di attuazione della misura, affinché questa possa essere inserita nella Manovra. Di sicuro, per il momento, vi sono i criteri di accesso alla pensionelegati alla nuova quiescenza anticipata: 63 anni di età e 20 anni di contribuzione (15 se verranno anche inclusi i quindicenni), una linea di divisione che include potenzialmente i lavoratori che hanno maturato i requisiti nella fascia di nascita dal '51 al '53.
Pensioni anticipate: resta da sciogliere la questione dei lavoratori precoci
Non mancano però i dubbi in merito agli altri requisiti che potrebbero rendere più difficoltoso l'accesso alla misura.
Negli scorsi giorni si è parlato infatti di un criterio legato all'importo della futura mensilità, che di fatto renderebbe inutilizzabile il prepensionamento per chi dimostrasse di avere un assegno troppo basso. Altro nodo è quello legato ai cosiddetti lavoratori precoci, ai quali è stato promesso l'accesso con 41 anni di contribuzione senza ulteriori penalità, ma solo a patto di essere inseriti all'interno della lista dei lavori usuranti e faticosi in età avanzata, oppure tra coloro meritevoli di un sostegno sociale.
È chiaro che lo spartiacque tra chi potrà accedere all'Inps e chi invece ne resterà escluso rischia di creare non pochi malumori, soprattutto dopo il forte irrigidimento dei requisiti anagrafici e contributivi che le precedenti manovre hanno provocato.
Uscite flessibili e penalizzazioni: resta da risolvere il rebus sulle tutele sociali
Stante la situazione, gli occhi dei lavoratori restano ora puntati sulle modalità utili per rientrare tra i soggetti beneficiari delle detrazioni di legge. Il rebus delle penalizzazioni appare di difficile interpretazione, fermo restando che il documento rilasciato la scorsa settimana fa riferimento in modo molto generico a categorie meritevoli di tutela. Di fatto chi risultasse escluso dalle salvaguardie si troverà a dover pagare interessi bancari e premi assicurativi per un importo che potrebbe arrivare al 4-5% annuo della pensione. È facile quindi immaginare come la penalizzazione massima potrebbe arrivare a toccare il 20% dell'assegno, una percentuale che comunque sarà modulata in base al reddito effettivo.
I tecnici hanno assicurato che non saranno toccate le Pensioni più basse (fino ai 1500 euro al mese), ma le preoccupazioni per i possibili costi dell'anticipo non sono poche e rappresentano una forte fonte di preoccupazione per chi vorrebbe poter fruire dell'uscita anticipata dal lavoro.
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