Presto, si potranno presentare le domande per l’accesso alle due nuove misure previste dall’ultima Legge di Bilancio. Infatti, i decreti del Consiglio dei Ministri, quelli attuativi che servono per rendere effettive le novità, sono in attesa della sola pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Questo per Ape sociale e quota 41, mentre per l’Ape volontaria siamo ancora alla fase di bozza del decreto. Una volta in Gazzetta, nulla bloccherà più l’Inps dall’emanare la classica circolare illustrativa delle novità, quella che tornerà a spiegare i requisiti necessari e le modalità di presentazione delle istanze.
I requisiti comunque appaiono chiari, con i 63 anni di età minima per richiedere l’Ape sociale, insieme a 30 o 36 anni di contributi versati a seconda delle categorie di soggetti a cui la misura si rivolge. Per lo scivolo per precoci invece, servono 41 anni di contributi di cui uno prima dei 9 anni di età. La verifica della propria storia contributiva è assolutamente necessaria prima di iniziare a pensare di presentare le domande. Lo strumento utile è l’estratto conto dei contributi, dove verificare se il numero dei propri anni di versamenti è sufficiente a centrare le soglie richieste. Notizia delle ultime ore è che anche i contributi figurativi saranno validi a tutti gli effetti. In definitiva, si tratta di una evidente estensione di platea dei possibili fruitori delle due misure.
Il documento necessario
L’estratto conto contributivo altro non è che l’elenco dei contributi che risultano registrati negli archivi dell'Inps a favore del lavoratore. Tutti i contributi, anche quelli da riscatto e figurativi. La richiesta va presentata all’Inps dal diretto interessato, scaricata dal sito dell’Istituto tramite credenziali di accesso e password per i servizi telematici Inps, oppure delegando strutture convenzionate quali Caf, patronati, consulenti del lavoro e commercialisti.
Avere in mano l’estratto conto non è importante solo in prossimità della richiesta di pensione, ma andrebbe controllato periodicamente, per verificare se i propri datori di lavoro versano effettivamente i contributi spettanti. In caso di anomalie o errori infatti, il lavoratore può chiedere all’istituto le correzioni del caso, fermo restando che queste devono essere richieste entro 5 anni dall’evento, a pena prescrizione.
In pratica, decorsi 5 anni, se un periodo contributivo non è stato versato, si corre il s di perderlo per sempre.
I contributi
Nell’estratto conto dei contributi, dalla forma di una tabella, sono riportati i dati anagrafici dell’interessato, e tutti i dati relativi ai versamenti previdenziali. Nella tabella, questi versamenti sono divisi per periodo di riferimento e tipologia di contribuzione. Infatti, nella tabella sono indicate le qualità dei contributi versati, cioè lavoro dipendente, artigiano, commerciante, servizio militare e così via. I periodi vengono riportati in mesi, settimane o giorni e questo rende difficile l’interpretazione di quanto riportato. I contributi sono utili per raggiungere i requisiti necessari per il diritto alla pensione, ma anche per l’importo della stessa.
Ecco perché nell’estratto conto vengono riportati i dati relativi alla retribuzione o al reddito di ogni singolo periodo di versamento. Naturalmente, ci sono anche i dati dei vari datori di lavoro per i quali si è prestato servizio alle dipendenze.
Guida alla lettura
Come dicevamo, i contributi riportati possono essere suddivisi in periodi di lavoro diversi, cioè mesi, settimane e giorni. Per questo, il soggetto interessato al proprio calcolo del montante dei contributi dovrà cercare di trasformare tutti i dati in anni di lavoro. Utilizzare il meccanismo delle settimane quindi è più semplice, ben sapendo che un anno pieno è formato da 52 settimane. Per questo va ricordato che un giorno di lavoro equivale a 0,19259, mentre un mese intero è pari a 4,333 settimane.
Nelle ultime notizie dai decreti, sembra che anche per Ape e quota 41, così come per le altre forme di pensione attualmente in vigore, tra le quali le due classiche di vecchiaia e di anzianità (anticipata come si chiama oggi), varranno anche i contributi figurativi ed alla solita maniera. I contributi figurativi sono quelli versati a titolo diverso dal classico versamento per lavoro dipendente. I più classici sono quelli per le disoccupazioni indennizzate Inps, le casse integrazioni, le maternità ed il servizio militare. I contributi figurativi sono quelli utili a centrare i requisiti necessari per le varie Pensioni, ma non concorrono alla formazione dell’assegno che si andrà a percepire.