Si torna a parlare insistentemente di riforma Pensioni e in particolar modo di Quota 41 per i lavoratori precoci, il nuovo strumento utile per l'uscita anticipata. Dopo le ultime novità riportate nei giorni scorsi per quanto riguarda l'Ape social, oggi torniamo a parlare dei lavoratori precoci e della possibilità di utilizzare il cumulo dei periodi assicurativi per arrivare a maturare i 41 anni di contribuzione, utili per ottenere la cosiddetta Quota 41. Come riportato da Pensionioggi.it, infatti, è l'articolo 2 del DPCM approvato dal Consiglio dei Ministri a prevederlo.
Si attende adesso soltanto la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
Riforma pensioni, ecco le novità sulla Quota 41 per i lavoratori precoci
Dopo qualche tentennamento di troppo, dunque, il cumulo contributivo si estende anche per Quota 41 (ecco cosa succede in caso di esaurimento dei fondi Inps) per le categorie di lavoratori precoci. Ricordiamo che attualmente è possibile unire la contribuzione sparsa in diverse gestioni previdenziali obbligatorie con i requisiti di base che sono i 42 anni e dieci mesi di contribuzione o i 41 anni e dieci mesi per le lavoratrici donne. Col DPCM si è risolto positivamente il problema: ben presto sarà possibile per i lavoratori precoci di sommare i periodi contributivi non coincidenti temporalmente (sia per il lavoro autonomo che per quello dipendente, anche se svolto presso casse professionali) per poter accedere alla Quota 41.
Riportando l'esempio fatto da Pensionioggi.it, un soggetto appartenente alla categoria dei lavoratori precoci con 30 anni di contribuzione nella gestione pubblica e altri 11 nel Fondo Pensione Lavoratori Dipendenti potrà unire tali anni di contributi per ottenere il pensionamento anticipato tramite Quota 41 (qui per sapere chi può goderne gratis).
Ovviamente è sempre necessario dimostrare di avere almeno dodici mesi di lavoro svolto prima del compimento del diciannovesimo anno di età e di far parte di uno dei profili rientranti in tale tutela che sono i disoccupati a seguito di licenziamento, chi assiste parenti disabili, chi ha un'invalidità uguale o maggiore al 74% e chi svolge attività gravose.
Ribadiamo, infine, come già detto tante volte, che per i lavoratori precoci il requisito contributivo dei 41 anni sarà sottoposto agli adeguamenti in base alla speranza di vita a partire dall'1 gennaio del 2019. E tutto ciò non accadrà più ogni tre anni ma a cadenze biennali. Non ci resta, adesso, che attendere ulteriori novità ufficiali sulla Quota 41 tanto attesa da moltissimi lavoratori.
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