Il 18 novembre è stato indetto il bando di concorso per 800 posti nell'Amministrazione giudiziaria. Le domande di partecipazione sono state molto numerose, circa trecentomila. In seguito all'elevato numero di istanze inviate, il Ministero della Giustizia si è riservato la facoltà di far precedere le prove scritte da una prova preselettiva. Il 3 aprile 2017, con apposito decreto, all'art. 3 è stato fissato a 3.200 (quattro volte i posti a concorso) il numero dei partecipanti alle prove scritte, più gli altri candidati con lo stesso punteggio del concorrente classificato all'ultimo posto utile alla preselezione.

L'interrogazione a Orlando sulle procedure concorsuali

Il 31 maggio a Roma, durante la seduta n.834 del Senato, Vilma Moronese ed altri esponenti dei partiti politici, hanno chiesto al Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, se considera affidabile il sistema di selezione, "considerate le problematiche occorse". Inoltre sono state richieste delucidazioni in merito all'azienda che ha sviluppato il software per le selezioni, ai costi sostenuti, all'algoritmo di calcolo utilizzato per distribuire le domande. Il Ministro, secondo il regolamento del Senato, dovrà esprimersi entro venti giorni.

Ormai le polemiche scoppiate sui social sono giunte fino a Palazzo Madama e, a questo punto, si attendono risposte dal Ministro Orlando.

Nel corso della seduta al Senato del 31 maggio, i vari interroganti (Moronese, Donno, Cappelletti, Puglia, Giarrusso, Santangelo, Castaldi, Nugnes, Marton) si sono rivolti al "Guardasigilli", proprio in virtù delle proteste espresse dai concorsisti su Facebook (come si evince dall'allegato B del resoconto sulla seduta).

Ricorrere per evitare l'esclusione dalla gara

Sui gruppi di discussione social legati al concorso, ha fatto discutere anche un'ordinanza cautelare del 27 maggio emessa da un giudice del Tribunale di Firenze-Sezione Lavoro. A seguito del ricorso proposto da una donna di nazionalità albanese, si chiede al Ministero della Giustizia di sospendere la procedura concorsuale fino alla conclusione del giudizio di merito, per consentire ai cittadini dell'Unione Europea, nonché agli stranieri che rientrano nella categoria di cui all'art.

38 del decreto legislativo 165/2001, di essere reimmessi nei termini per partecipare alle prove. Il bando stabilisce, infatti, quale requisito di ammissione al concorso, il possesso della cittadinanza italiana. Questa decisione del giudice del lavoro rischia di mettere a repentaglio la possibilità di assumere entro ottobre - come da programma - i vincitori della selezione pubblica.