E' rivolta. Dopo la pubblicazione dei dati Istat sull'aspettativa di vita, con la conferma dell'aumento di 5 mesi dal 2014 al 2016, il meccanismo che adegua automaticamente l'età pensionabile dovrebbe essere confermato. Ciò significa che per andare in pensione dal 1° gennaio 2019 occorreranno 67 anni e non più 66 e 7 mesi come oggi. Nella giornata di ieri abbiamo approfondito l'argomento elencando tutti i requisiti per la pensione tra poco più di un anno e due mesi. I sindacati non ci stanno e chiedono il blocco immediato della misura, giudicando una follia attendere fino a 67 anni prima di andare in quiescenza.

Le ultime notizie prendono in esame anche la decisione della Corte Costituzionale sulla mini-rivalutazione decisa dal governo Renzi nel 2015 e le ultime novità su Opzione Donna, in relazione alla manifestazione che si terrà in piazza Montecitorio all'inizio del prossimo mese di novembre.

La battaglia sull'aspettativa di vita

Da ieri si è aperta ufficialmente una nuova fase. Non ci si può più aggrappare sui dati Istat, in quanto quest'ultimi danno ragione all'aumento dell'età pensionabile e la conferma del meccanismo, uno degli strumenti più importanti della riforma Fornero. Nei giorni scorsi ci avevano già pensato Gentiloni e Padoan a chiudere la porta, parlando di obbligo di legge. Ieri, in un'intervista rilasciata ai microfoni del telegiornale di Rai Uno, a ribadire il concetto è stato il presidente dell'Inps Tito Boeri, sottolineando come un eventuale blocco possa arrecare una spesa complessiva nei prossimi anni pari a 140 miliardi di euro.

Di tutt'altro avviso Cesare Damiano, che continua a premere su un rinvio della decisione, rimandando il tutto al prossimo anno, dopo l'inizio della nuova legislatura.

Durissima la Cgil, che si era esposta già nei giorni scorsi con la leader Susanna Camusso. "Indispensabile fermare questa follia", così la sindacalista si è espressa dopo la "sentenza" scritta dall'Istat, che di fatto spalanca le porte alla conferma dell'adeguamento automatico di 5 mesi per l'età pensionabile nel biennio 2019-2020, per poi salire ancora negli anni successivi, fino al raggiungimento dei 70 anni nel 2050.

La richiesta della Camusso è di bloccare il meccanismo e aprire una discussione con il governo su quelle che sono le modifiche necessarie da apportare a quello che è stato definito dalla numero uno di corso d'Italia come un "automatismo perverso".

Intanto oggi 25 ottobre è attesa la decisione della Corte Costituzionale sull'illegittimità o meno della mini rivalutazione, che di fatto ha portato nelle tasche dei pensionati italiani soltanto il 21 per cento (in media) di quanto sarebbe loro spettato con una rivalutazione al 100 per cento, chiesta dalla stessa Corte al momento della bocciatura del blocco della rivalutazione delle Pensioni decisa in precedenza dal governo italiano.

A confermare come la decisione verrà presa in data odierna sono stati i giudici costituzionali attraverso una nota pubblicata nella serata di ieri.

Le ultime su Opzione Donna

Ci sono aggiornamenti importanti per tutte le lavoratrici che desidereranno partecipare alla manifestazione del prossimo 8 novembre in piazza Montecitorio a Roma organizzata dall'utente Silvia Antonella del gruppo Opzione Donna Proroga al 2018. Attraverso uno dei tanti tweet pubblicati negli ultimi mesi per la causa Opzione Donna, Valter Benetello ha indicato gli orari in cui si terrà l'importante mobilitazione: inizio alle 9, termine alle 13. Quattro ore durante le quali le lavoratrici chiederanno con insistenza la proroga della misura al prossimo anno, facendo sentire la loro presenza alle istituzioni e la loro quasi totale indifferenza nei confronti della nuova misura Ape sociale rosa, che alzerebbe l'età in cui andare in pensione di 6 anni rispetto ad Opzione Donna.