La questione Pensioni ha tenuto particolarmente banco nel corso dell'ultima campagna elettorale. In particolare c'è stata una seria battaglia, quantomeno mediatica, portata avanti da Luigi Di Maio e Matteo Salvini relativamente alla necessità di cancellare la Legge Fornero. Una possibilità che sarebbe stata benedetta da tanti, ma che veniva osteggiata da quanti ritenevano che l'Inps non potesse permettersi, a livello di sostenibilità economica, qualcosa che accorciasse i tempi per il pensionamento di tanti lavoratori.

Adesso che la formazione del governo non è poi così vicina, eventualmente, ci sarà ancora da attendere affinché le novità introdotte dall'allora governo tecnico di Mario Monti possano essere prima in discussione e poi, eventualmente, annullate e rimpiazzate da altre misure.

Pensioni: la novità annunciata

Lo scorso 4 aprile l'Inps ha emesso una circolare attraverso cui vengono messi in atto quelli che erano alcuni dei cambiamenti determinati proprio dalla Legge Fornero. A partire dal 2019, infatti, accedere all'assegno previdenziale rappresenterà una meta ancora più lontana per molti lavoratori. In proporzione all'innalzamento dell'aspettativa di vita rilevata dall'Inps è stato disposto che si potrà andare in pensione anticipata unicamente avendo raggiunto 43 anni e 3 mesi di contributi.

Piccolo sconto per le donne, per le quali sarà sufficiente mettere insieme 42 anni e tre mesi. Tradotto in parole povere: i lavoratori nel biennio 2019-2020 dovranno lavorare cinque mesi in più prima di poter andare in pensione

Pensioni: altro da sapere?

Prima di lanciare facili allarmismi o gridare a chissà quale sopruso occorre sottolineare che si tratta di una eventualità ampiamente annunciata da quelli che sono i principi della Legge Fornero.

Tra l'altro non si tratta del primo innalzamento dei requisiti da quando è entrata in vigore ma si tratta addirittura della terza volta.Dal primo gennaio 2019, per la pensione di vecchia, saranno invece necessari 67 anni di età per uomini e donne e 20 di contributi. Ma anche questo era un dato che si conosceva, tenuto conto che era noto che si sarebbe smesso di poter raggiungere l'assegno con soli 66 anni e 7 mesi.Va, inoltre, ricordato che esistono quindici categorie di lavoratori che vengono considerate gravose e suranti, per loro non andrà in vigore l'aumento dei requisiti. Si attende, eventualmente, la formazione di un governo affinché si possa capire se negli anni a venire qualcosa potrà cambiare senza mettere a rischio l'attuale sistema pensionistico.