Il 27 maggio scorso si è concluso uno sciopero dei ferrovieri promosso dal sindacato di base CAT, mentre dalle ore 22 del 7 giugno alle ore 6 del giorno successivo è in calendario un'altra agitazione, promossa dalla CUB, a testimonianza del fatto che, nel settore trasporti, e in particolare quello delle ferrovie, il periodo che si sta attraversando è davvero caldo.

L'azione del CAT

Il tema centrale dello sciopero di fine maggio era quello della sicurezza; il CAT, in un suo comunicato, ha evidenziato il fatto che l'incidente di Caluso, nel quale un treno è finito contro un TIR che stava attraversando un passaggio a livello e due persone hanno perso la vita, rappresenta solamente l'ultimo di una serie di tragici episodi, quali ad esempio gli incidenti di Pioltello e Fossano.

Nonostante questi gravissimi fatti, continua il CAT, non si è vista una adeguata risposta sindacale, sotto forma di sciopero o comunque di iniziative concrete, tranne che da parte del sindacalismo di base. Intanto il personale dei treni sta continuando a segnalare molte situazioni problematiche, per la risoluzione delle quali occorrerebbero dei decisi interventi da parte sia delle istituzioni che di RFI: l'obiettivo deve essere quello di arrivare ad avere finalmente tutte le linee ferroviarie, e non solo quelle considerate “principali”, attrezzate con le tecnologie di sicurezza più avanzate.

Lo sciopero del 7 giugno

Il tema della sicurezza è ripreso anche dal sindacato CUB tra le motivazioni del prossimo sciopero, proclamato a partire dalle ore 22 del 7 giugno.

Le altre tematiche all'ordine del giorno sono il contratto collettivo, ormai scaduto, con la richiesta di condizioni di lavoro migliori, riduzione dei carichi di lavoro e recupero salariale; dal punto di vista delle normative di lavoro si richiede inoltre un unico contratto di riferimento per tutto il comparto ferroviario, senza distinzioni tra diverse imprese di appartenenza.

Il servizio ferroviario, secondo la CUB, andrebbe considerato come un patrimonio pubblico, e come tale ne andrebbe quindi bloccata la vendita anche parziale a soggetti privati, mantenendo le FS sotto il completo controllo da parte dello Stato. Tra le varie rivendicazioni ve ne è infine anche una di carattere più generale, ossia la cancellazione della “Legge Fornero”, con l'obiettivo di ritornare ad un sistema di regole pensionistiche che non sia “iniquo” come quello attuale.