Uno slittamento verso i 42 anni ed un contemporaneo posticipo alle riforme in programma nel prossimo anno. È questo il destino che potrebbe toccare la cosiddetta quota 42, ovvero quel provvedimento che dovrebbe consentire un anticipo rispetto ai criteri ordinari di pensionamento tramite l'uscita anticipata. Mentre i tecnici del Governo stanno effettuando le ultime simulazioni in merito ai costi dei provvedimenti da inserire in legge di bilancio 2019, sembra che il vero assente nella manovra di quest'anno possa essere proprio l'uscita slegata dai requisiti anagrafici.

Il motivo è facile da spiegare: il contratto di Governo è infatti destinato a trovare applicazione nel corso dell'intero arco della legislatura. Ma la situazione stride comunque rispetto ai desiderata dei lavoratori. Il programma dell'esecutivo parla infatti di quota 41 estesa a tutti, una misura che attualmente è percorribile solo dai lavoratori precoci che rispettano requisiti di legge molto stringenti e specifici.

Pensioni anticipate, com'è cambiato il discorso sulla quota 41-42

Purtroppo nelle ultime settimane è diventato sempre più chiaro che il costo per avviare immediatamente ed in contemporanea la nuova quota 100 (con un minimo di 64 anni di età e 36 anni di versamenti) e la quota 41 risulta difficilmente affrontabile.

Con l'evolvere del dibattito politico è però emersa anche la prospettiva di un innalzamento dei requisiti di accesso, tanto da passare all'ormai nota quota 42. Cercando quindi di fare il punto della situazione rispetto al programma per step indicato dal Governo, al momento l'ipotesi più probabile è che nel 2019 possa arrivare la nuova quota 100, mentre dal 2020 i lavoratori potranno fruire anche della quota 42.

Contestualmente dovrebbero arrivare nuove risorse anche dal riordino degli assegni già in essere, tramite il taglio sulle Pensioni d'oro e sugli emolumenti più elevati e la conclusione della sperimentazione legata all'APE sociale. Ulteriori risparmi dovrebbero poi essere garantiti dal ricalcolo contributivo applicato a chi dovesse scegliere una formula di prepensionamento rispetto ai lavoratori che attenderanno la data ordinaria di quiescenza.

Una soluzione che potrebbe consentire al Governo gialloverde di avviare la flessibilità smentendo coloro che hanno ritenuto la promessa di una flessibilizzazione del settore come troppo onerosa da mantenere, seppure con maggiori vincoli rispetto alle ipotesi iniziali.

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