Si avvicina la ripresa dei lavori dopo la pausa estiva e con essa si arriverà anche ad una decisione definitiva in merito alla portata dei provvedimenti di flessibilizzazione del comparto previdenziale all'interno della legge di bilancio 2019. L'intervento sul campo è fortemente atteso dai lavoratori, ma difficilmente potrà realizzare completamente il tanto atteso superamento della legge Fornero. Le ultime ipotesi hanno visto infatti crescere la convergenza verso una quota 100 caratterizzata da precisi vincoli, mentre la quota 41-42 sembra destinata a slittare a momenti più favorevoli della legislatura.

Sullo sfondo resta invece ben presente la questione dei conti, sulla quale il Governo ha comunque garantito che non vi saranno tradimenti verso i creditori. Insomma, la quadra andrà cercata in una situazione di compromesso che appare comunque difficile. Se infatti da un lato le aspettative dei lavoratori sono elevate (anche in virtù delle promesse fatte in campagna elettorale e delle intenzioni dimostrate con il contratto di Governo), dall'altro lato i mercati restano in allerta (come dimostra la recente crescita dello spread).

Riforma pensioni, il Governo punta a riequilibrare la situazione

Sulle Pensioni il commento più recente di area governativa arriva dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Stefano Buffagni (M5S), il quale ha evidenziato che "la Fornero ha ingessato un sistema di ricambio generazionale ed andrà superato un pezzo alla volta nel rispetto dei vincoli di bilancio", ribadendo così l'idea di un programma di intervento graduale.

Secondo l'esponente del Governo, "le pensioni sono la voce di spesa più alta a fronte spesso di versamenti inesistenti, a partire da quelle dei sindacalisti: in autunno partiremo riequilibrando quelle più alte rispetto al versato, tagliando le pensioni d’oro. La mia generazione la pensione la riceverà, se è quando la vedrà, solo sul versato reale".

A questo proposito, Buffagni conclude evidenziando la necessità di "un riequilibrio generazionale, oltre che un ricambio".

Uscite anticipate, la convergenza verso quota 100 e lo slittamento della quota 41

Stante la situazione, l'ipotesi ritenuta più probabile per sbloccare la situazione nell'immediato sembra essere proprio la quota 100.

Un'opzione che permetterà l'uscita dal lavoro con la somma di età anagrafica e anzianità contributiva (purché si rispetti il vincolo di almeno 64 anni di età). Sembra invece più difficile che si possa avviare contestualmente anche la quota 41-42, stante la necessità di garantire la sostenibilità dei provvedimenti nel tempo rispetto alle esigenze di bilancio. Se il budget di spesa non potrà essere stravolto, è chiaro che fondamentale diventerà la destinazione verso la quale saranno indirizzate le risorse. Ed è anche in questo senso che appare di particolare importanza il taglio agli assegni d'oro citato in precedenza, visto che nelle intenzioni del Governo dovrebbe fornire risorse importanti una volta che sarà andato a regime.

Resta però evidente che misure simili non riusciranno a garantire, da sole, il sostegno di un'ampia rivisitazione del sistema pensionistico finalizzata al superamento della legge Fornero. Appare quindi inevitabile che qualche sacrificio andrà chiesto ancora una volta anche ai lavoratori, perlomeno rispetto all'idea di consentire una flessibilizzazione senza limiti dei meccanismi di ingresso nell'Inps.

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