Pensione anticipata a quota 100 con 38 anni di contributi e all'età minima di 62 anni, taglio delle Pensioni più alte e altre misure per superare la riforma Fornero: prendono corpo le nuove pensioni del Governo targato M5S di Luigi Di Maio e della Lega di Matteo Salvini che, dal 2019, potrebbero vedere la desiderata uscita di 400 mila lavoratori con la sola quota 100 e il taglio delle pensioni più alte. Tanto è vero che la maggioranza ha presentato la proposta di legge che decurta le pensioni superiori ai 4.500 euro netti al mese: i soldi risparmiati verranno redistribuiti a favore dell'aumento degli assegni previdenziali sotto i 780 euro mensili.

Dal taglio arriverebbero circa 300 milioni, un importo modesto rispetto ai circa 8 miliardi di euro necessari per la pensione anticipata a quota 100 per il solo anno 2019, ma anche per l'altro obiettivo dell'aumento, dal 1° gennaio 2019, degli assegni di chi sta sotto ai 780 euro. Oltre all'imponente spesa che comporteranno le pensioni a quota 100, infine, c'è da valutare il taglio delle attuali pensioni che potrebbe attestarsi, mediamente, al 17 per cento.

Riforma pensioni anticipate a quota 100: ipotesi requisiti lavoratori in uscita dal 2019

Il punto sulle pensioni anticipate a quota 100 e sulla riforma che toccherà anche le pensioni d'oro è stato fatto da Repubblica nell'edizione di oggi. Il rispolvero delle pensioni di anzianità, con la quota 100 a partire dai 62 anni e con 38 anni di contributi, è in dirittura d'arrivo come assicurato dai responsabili economici del partito leghista di Matteo Salvini dopo l'incontro di ieri.

Proprio il leader del Carroccio, insieme a Massimo Garavaglia e Massimo BItonci, rispettivamente viceministro e sottosegretario dell'Economia e Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, ha confermato che quota 100 si farà e manderà in pensione chi abbia almeno 62 anni di età e 38 anni di contributi. Secondo i calcoli degli esponenti leghisti, con la sola quota 100 e nel solo 2019 si potrà permettere di mandare in pensione fino a 400 mila lavoratori, con un costo per le casse dello Stato di circa 8 miliardi di euro.

Taglio pensioni, uscita anticipata a quota 100 e pensione di cittadinanza: le ipotesi

La pensione anticipata a quota 100 è solo uno dei due pilastri più attesi per la riforma delle pensioni. Sul tavolo del Governo Conte, infatti, c'è il forte innalzamento delle pensioni minime a 780 euro, in parte da finanziare con il taglio alle pensioni d'oro.

Il meccanismo che sta prendendo piede e che è stato confermato dalla proposta di legge presentata dalla maggioranza, prevede il taglio delle pensioni sopra i 4.500 euro netti mensili, una soglia poco più alta di quella ipotizzata in precedenza di 4.000 euro. Conti alla mano, secondo quanto scrive Repubblica, le pensioni da decurtare saranno quelle di importo pari o superiore ai 90 mila euro lordi all'anno. La decurtazione dell'assegno si attesterebbe, mediamente, sul 17 per cento. Il taglio delle pensioni più alte assicurerebbe, anche se in minima parte, l'aumento degli assegni minimi a 780 euro dal 1° gennaio 2019, misura fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle di Di Maio assieme al reddito di cittadinanza.

Tuttavia, reperire le risorse non sarà facile: secondo i calcoli di Alberto Brambilla, esperto di pensioni vicino alla Lega, i numeri da prendere in esame saranno quelli riguardanti i 970 mila invalidi che percepiscono una pensione per 13 mensilità di 285 euro mensili (necessari 6,3 miliardi all'anno) e altri 900 mila pensionati con l'assegno sociale (da 453 euro mensili) per un totale di quattro miliardi. A questi si aggiungono i pensionati minimi, coloro che percepiscono un assegno mensile di 507 euro al mese e il cui importo dovrà essere adeguato a 780 euro.