Quota 100 dovrebbe permettere l’uscita anticipata dal mondo del lavoro. Ma questo vantaggio temporale sarebbe più che controbilanciato da uno svantaggio in termini strettamente economici e di consistenza dell’assegno previdenziale. A dirlo è l’Ufficio Parlamentare di Bilancio che, in sede di audizione sulla manovra, avrebbe presentato delle simulazioni che portano a ritenere che la decurtazione si potrebbe aggirare in una forchetta compresa tra il 5,06% e il 34,17% a seconda di quanti anni si anticipa l’uscita dal mondo del lavoro. Dai calcoli effettuati sembrerebbe, infatti, che i più penalizzati saranno coloro che decideranno di lasciare il lavoro con 6 anni di anticipo.
Le motivazioni di questa riduzione sarebbero diverse.
Una minore quantità di contributi versati
Sicuramente ad incidere sull’importo dell’assegno pensionistico sarebbero, innanzittutto, i minori contributi versati per il semplice fatto che si esce prima del dovuto dal mondo del lavoro. Maggiore è l’anticipo, maggiore è la decurtazione. Volendo spaccare il capello in quattro l’Ufficio Parlamentare di Bilancio ha effettuato anche una simulazione comparativa che tenesse conto del fatto che chi usufruisce di Quota 100 percepirebbe l’assegno previdenziale per un periodo di tempo maggiore rispetto a chi opta per la pensione di vecchiaia. Da questo ulteriore raffronto sarebbe emerso che, a parità di condizioni, chi decidesse di uscire con Quota 100 sarebbe sempre più penalizzato di chi va in pensione per raggiunti limiti di età.
In questo caso la forchetta di riduzione oscillerebbe tra lo 0,58% e l’8,65%.
Senza contare, come riferisce il quotidiano romano “Il Messaggero”, che con l’uscita anticipata dal lavoro vengono a ridursi anche gli scatti dovuti all’anzianità di servizio. E questo, soprattutto nella Pubblica Amministrazione, significa rinunciare ad una grossa fetta di aumenti salariali.
Aumenti che di solito vengono percepiti negli anni finali della carriera lavorativa.
Le probabili conseguenze
Oltre a smentire quanto affermato dal Vicepremier e Ministro dell’Interno Matteo Salvini durante la trasmissione televisiva “Otto e mezzo” della scorsa settimana proprio in merito al fatto che Quota 100 non avrebbe comportato alcun tipo di penalizzazione, le stime dell’Upb potrebbero far ricredere i circa 500.000 potenziali beneficiari di Quota 100 solo nel 2019.
A chiarire ulteriormente il concetto, secondo “Repubblica”, è stato lo stesso Presidente dell’Upb, Giuseppe Pisauro che davanti ai parlamentari avrebbe fatto chiaramente intendere che almeno la metà dei lavoratori interessati decideranno di rimanere al lavoro e di non andare in pensione con Quota 100.