Con 149 voti favorevoli e 110 contrari (gli astenuti sono stati 9), il Senato ha detto sì al decreto su pensioni e reddito di cittadinanza. Una seduta tribolata e litigiosa, con un duro scontro tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico sul reddito di cittadinanza, che risulta essere la misura che più è uscita cambiata dal passaggio a Palazzo Madama del decreto. Infatti l’altra popolare e discussa misura di quota 100 esce dal lavoro delle commissioni e dagli emendamenti, praticamente identica a come è entrata. Il decreto adesso è atteso dall’aula di Montecitorio, dove probabilmente si approfondiranno diversi aspetti di entrambe le misure.
Anche alla Camera dei deputati infatti, ci saranno una miriade di emendamenti, molti dei quali hanno fatto già capolino in Senato e che saranno affrontati meglio e più approfonditamente dagli onorevoli.
La giornata a Palazzo Madama
Durante la seduta odierna, come riporta Il Sole 24 Ore, le frizioni tra PD e M5S sono state tante con i democratici che hanno più volte contestato il reddito di cittadinanza, misura fortemente voluta dal gruppo di maggioranza di governo che fa capo al ministro e Vice Premier Di Maio. Vanno registrati diversi interventi del presidente del Senato Elisabetta Casellati che ha dovuto più volte sedare gli animi e richiamare all’ordine i colleghi. Da segnalare anche un intervento di Renzi, anch’esso duro sul reddito di cittadinanza a cui ha di fatto risposto la vicepresidente del Senato, la “grillina” Taverna sottolineando la pochezza del bonus Irpef da 80 euro che ha istituito l’ex Presidente del Consiglio.
Polemiche e scontri che non hanno ostacolato l’approvazione del decreto che come dicevamo in premessa, lascia l’aula del Senato con parere favorevole. Il reddito di cittadinanza esce parzialmente corretto dal Senato, con nuovi punti inseriti, quasi tutti a detonare il pericoloso fenomeno dei furbetti. Vengono inserite nel provvedimento, misure anti-furbetti e misure a tutela della privacy dei beneficiari.
Si apre all’incrocio dei dati presenti in tutte le banche dati tra Inps ed Ispettorato del Lavoro. Dati che potranno essere utilizzati oltre che dalle strutture territoriali del lavoro, anche dalla Guardia di Finanza per i controlli sulla veridicità dei dati e sugli adempimenti che sono i fattori decisivi per concedere il benefit previsto dalla misura.
Un autentico “grande fratello” con tutti i soggetti che avranno un ruolo importante per la misura, in sede di valutazione delle domande, di erogazione del sussidio e di controllo, che avranno accesso a dati sulle retribuzioni, conti in banca, malattie, ammortizzatori sociali, maternità e così via. Una serie infinita di dati che riguarderanno non solo i beneficiari del sussidio, ma anche le aziende che si offriranno come datori di lavoro degli individui provenienti dal progetto, sfruttando a loro volta gli incentivi.
I nodi sulle pensioni da sciogliere a Montecitorio
Se si esclude l’innalzamento a 45mila euro dell’anticipo del Tfs per i lavoratori statali, sulle Pensioni in Senato è successo poco.
Il trattamento di fine servizio per i lavoratori pubblici che sceglieranno la quota 100 come canale di uscita preferenziale dal mondo del lavoro, potranno vedersi anticipare fino a 45mila euro tramite prestito bancario (prima della correzione il tetto era a 30mila euro). La quota 100 per il resto, resta immacolata così come era entrata dopo il varo del decreto dal Consiglio dei ministri. Si potrà andare in pensione con 38 anni di contributi minimi versati e con almeno 62 anni di età. La decorrenza delle pensioni da quotisti è posticipata di 3 mesi nel settore privato e di 6 mesi nel pubblico impiego. I lavori di cura, le donne lavoratrici, le famiglie con minori e disabili, cioè quelle situazioni particolari che sono state oggetto degli emendamenti del Senato affinché fossero trattate favorevolmente in quanto a requisiti per la quota 100, torneranno di attualità alla Camera.
Le ipotesi di correzione di cui parlano le indiscrezioni sono sempre le stesse. La pensione di cittadinanza da erogare senza vincoli e problematiche varie a disabili o anziani. Il riscatto di laurea agevolato, che permetterebbe di farsi accreditare i periodi dedicati allo studio, anche ai fini pensionistici spendendo meno di adesso, potrebbe passare dai 45 anni di età fissati attualmente, ai 50. Le finestre mobili di cui parlavamo in precedenza, potrebbero venire cancellate per i lavoratori che rientreranno in una delle 15 categorie considerate gravose. Per le donne che hanno all’interno del nucleo familiare un figlio disabile, possibile che venga abbattuto il requisito dei 38 anni di contribuzione che scenderebbe a 35, spostando la quota di uscita da 100 a quota 97.
Sempre per le lavoratrici, si potrebbe trovare la soluzione che abbatta anche in questo caso la soglia dei contributi richiesti che si potrebbe ridurre di 4 mesi per ogni figlio avuto fino al tetto massimo di 2 anni.