La partenza delle nuove uscite flessibili previsto dal decretone ha portato al concretizzarsi di nuove opportunità di prepensionamento rispetto alle regole disponibili con la legge Fornero, ma allo stesso tempo sembra ancora una volta lasciare indietro le donne. È quanto emerge da alcune recenti riflessioni in arrivo da Itinerari Previdenziali, riprese all'interno di un editoriale pubblicato su "Il punto - Pensioni & Lavoro" ad opera di Michaela Camilleri.

Riforma previdenziali, ancora troppo lontana la quota 100

Al centro della vicenda restano i requisiti di accesso alla flessibilità previdenziale tramite la quota 100, che sancisce la presenza di vincoli piuttosto stringenti per le donne.

A pesare non sono tanto i 62 anni di età, quanto i 38 anni di contribuzione: "com'è noto, infatti, le donne hanno carriere lavorative più discontinue e, di conseguenza, un’anzianità contributiva media inferiore", spiega Camilleri. Già ora solo il 30% delle donne riesce ad accedere alle forme di flessibilità previdenziale presenti nel sistema, come nel caso delle uscite di anzianità o anticipate (per le quali le lavoratrici devono maturare almeno 41 anni e 10 mesi di versamenti).

L'alternativa iniqua delle pensioni anticipate tramite opzione donna

Per coloro che non riescono a maturare i requisiti dell'accesso alla pensione anticipata secondo la legge Fornero e contemporaneamente della Quota 100, l'alternativa rimasta è la proroga dell'uscita flessibile tramite l'opzione donna.

In questo caso i criteri si riducono in modo notevole, risultando sufficienti 58 anni di età (un anno in più nel caso di lavoratrici autonome) e 35 anni di versamenti maturati al 31 dicembre del 2018. Tralasciando per un momento il caso delle escluse da tale formula, bisognerà comunque tenere conto che l'assegno non viene erogato con il calcolo ordinario, ma applicando il sistema contributivo puro (in grado di portare a forti penalizzazioni).

"Accettando il ricalcolo con il contributivo, le optanti potrebbero infatti subire un taglio della pensione nell’ordine del 30%, mentre il lavoratore che accede al pensionamento con Quota 100 non subisce alcuna penalizzazione diretta" spiega Camilleri, facendo riferimento alle recenti stime ed elaborazioni prodotte ad opera dell'Istituto Itinerari Previdenziali.

Oltre a ciò, sarà necessario anche attendere una finestra d'accesso di 12 mesi per le dipendenti e di 18 mesi per le autonome. Risultano quindi evidenti i limiti delle nuove opzioni di quiescenza se contestualizzate al sistema ed ai bisogni manifestati dalla previdenza al femminile, mentre ancora oggi le donne si trovano purtroppo a scontare le conseguente negative del gender gap esistente nel mondo del lavoro.