Nei giorni scorsi si è tenuto il tanto atteso incontro tra i sindacati e il Ministero dell’Istruzione per discutere sulla situazione dei precari storici della Scuola. Infatti tantissimi docenti, con esperienza pluriennale nella scuola, sono in attesa da tempo di percorsi facilitati utili all’immissione in ruolo. Si ricorda che dal 2016 non è stato più possibile per gli insegnanti abilitarsi con il percorso TFA, né partecipare ad alcun concorso a cattedra senza avere l’abilitazione come requisito. Lo scorso anno, è stato possibile, solo per i docenti abilitati, partecipare al FIT, il percorso non selettivo che ha consentito loro di entrare in ruolo.

Niente da fare, però, per i docenti non abilitati con 36 mesi di servizio, che ancora oggi sono in attesa di una risposta. Proprio per questo i sindacati hanno proposto al Miur, ed in particolare al nuovo capo del Gabinetto, Giuseppe Chiné, un percorso creato appositamente per i precari storici. Quest’ultimo riferirà tutti i dettagli della proposta al Ministro Bussetti e al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte che valuteranno la richiesta e daranno una riposta presumibilmente nella prossima settimana. Ma quali sono i dettagli emersi dal verbale dell'incontro?

Tutti i dettagli della proposta dei sindacati al capo del Gabinetto del Ministero dell'Istruzione

In particolare i sindacati hanno richiesto un percorso abilitativo per tutti i circa 55mila docenti potenzialmente interessati al Pas.

Si tratterebbe di un’abilitazione direttamente gestita dalle Università in collaborazione con gli istituti scolastici. Tale percorso non consentirebbe di acquisire solamente l’abilitazione, ma permetterebbe anche la diretta immissione in ruolo, dopo essere stati iscritti regolarmente nelle graduatorie regionali, stilate appositamente.

Da questa proposta dei sindacati, i candidati potrebbero anche ricavare il vantaggio di avere una doppia scelta per quanto concerne le regioni: una per il Pas e l’altra per il concorso ordinario. Sicuramente sarebbe un vantaggio da non sottovalutare, dato il vincolo di permanenza di cinque anni imposto dal concorso ordinario nella regione prescelta dal candidato.

Tale vincolo non consentirà ai docenti che si immetteranno in ruolo di richiedere la mobilità nei primi cinque anni, e questo potrebbe rappresentare un serio problema per tutti quegli insegnanti che lavorano lontani dalle proprie famiglie. Dunque se la proposta dovesse essere accettata, ci sarebbe sicuramente una maggiore autonomia nella scelta da parte dei docenti. La risposta del Miur è attesa per lunedì prossimo.