La quota 100 non ha compiuto ancora un anno di età, ma sulla stampa specializzata così come nei principali quotidiani continuano ad emergere notizie riguardanti lo stop anticipato dell'opzione nel 2020. Si tratta delle previsioni relative alle nuove pensioni anticipate fortemente volute dall'ala leghista del precedente governo ed ora sempre più in forse con la formazione dell'esecutivo giallo-rosso. Tra previsioni di risparmi per oltre dieci miliardi di euro e la necessità di sterilizzare le clausole di salvaguardia dell'Iva, a farne la spesa con la prossima manovra potrebbe essere proprio il nuovo sistema di prepensionamento pensato per i lavoratori che hanno almeno 62 anni di età e 38 anni di versamenti.

Riforma pensioni: la quota 100 discussa nei tavoli tecnici

Quello che sarebbe certo è che le nuove pensioni flessibili tramite quota 100 sono risultate certamente tra i temi chiave dei tavoli tecnici del nuovo governo in fase di formazione. Infatti, anche se la riforma delle Pensioni non è stata espressamente indicata nel programma del nuovo esecutivo, le poste che la caratterizzano non possono certamente lasciare indifferente chi è deputato a reperire decine di miliardi di euro solo per sterilizzare le clausole dell'Iva. Anche per questo le ipotesi circolate nelle ultime ore e rilanciate dai principali media nazionali prevedono dei correttivi pensati per inasprire le possibilità di fruizione, puntando così a rilanciare misure considerate meno onerose e inique.

È il caso ad esempio dell'APE sociale, in scadenza al termine del 2019.

Uscite flessibili e Q100, verso taglio della sperimentazione di un anno

È nell'ambito di questo scenario che è emersa la possibilità di un taglio della quota 100 di un anno, con l'avvicinamento del termine della misura dall'iniziale 31 dicembre del 2021 alla medesima data del 2020.

Un restringimento del perimetro di accesso al quale potrebbero associarsi ulteriori interventi di contenimento, come ad esempio l'innalzamento di due anni nella maturazione del requisito anagrafico. Se così fosse, per poter accedere alla quota 100 sarà necessario aver maturato almeno 64 anni di età e 38 anni di versamenti. Una soglia che renderebbe sconveniente per molti attendere la maturazione di tali vincoli, stante la presenza di altre opzioni di flessibilità nel nostro ordinamento previdenziale.

Resta implicito che alle considerazioni di tipo tecnico si alternano quelle di stampo politico, mentre i repentini cambi nei meccanismi di funzionamento del nostro sistema previdenziale sembrano destinati a rimanere l'unica certezza per tantissimi lavoratori in età avanzata che attendono il momento dell'agognata quiescenza.