Nel 2020 il sistema pensionistico contributivo inizierà a dettar legge sulle Pensioni dei lavoratori andando a ridurre i vantaggi di misure alternative di uscita anticipata alla riforma Fornero come la stessa quota 100. Sebbene negli ultimi anni si sia spinta l'asticella dei requisiti richiesti per le pensioni legandoli maggiormente alla speranza di vita, le numerose eccezioni, tra le quali proprio le pensioni anticipate a quota 100, ma anche l'opzione donna, le formule di anticipo pensionistico Ape social, le misure dei precoci con quota 41 hanno consentito dal 2011 ad oggi a 350 mila lavoratori l'uscita con qualche anno prima rispetto a quanto richiesto per le pensioni di vecchiaia.

Tuttavia, nel prossimo anno il calcolo dell'assegno di pensione con maggiore incisività del sistema contributivo andrà a ridurre i vantaggi delle formule di pensione anticipata ideate negli ultimi sette anni per far fronte alla rigidità della riforma Fornero.

Pensioni anticipate quota 100: ultime novità oggi su uscita nel 2020

E, pertanto, rispetto ai 67 anni richiesti per la pensione di vecchiaia, quota 100, opzione donna, Ape social e precoci con quota 41 (oltre alla pensione anticipata con 42 anni e dieci mesi di contributi versati) hanno consentito di abbassare l'età reale di uscita da lavoro a 63 anni e tre mesi per gli uomini e 61 anni e cinque mesi per le donne. Due delle medie più basse d'Europa.

Tuttavia, con il sistema pensionistico contributivo che andrà sempre più a regime, dal prossimo anno la convenienza a lasciare il lavoro prima si assottiglierà e, secondo quanto calcola il Corriere della Sera, il numero di contribuenti che lasceranno il lavoro nel 2020 potrebbe ridursi rispetto ai 193 mila lavoratori andati prima in pensione quest'anno anche grazie a quota 100.

Proprio su quest'ultima misura, in formula sperimentale dal 2019 al 2021, si possono evidenziare alcune criticità: l'uscita anticipata a partire dai 62 anni di età unitamente a 38 anni di contributi nel 2020 verrà calcolata con una percentuale media tra il 60 ed il 65 per cento del sistema contributivo. Ciò significa meno vantaggi a lasciare il lavoro fino a cinque anni prima della pensione di vecchiaia soprattutto per quanti, in assenza di situazioni familiari o fisiche particolari o estranei ad attività che possano risultare particolarmente usuranti o gravose, potrebbero continuare a lavorare ancora per altri anni.

L'assegno pensionistico calcolato al 60-65% con il metodo contributivo comporterebbe un taglio del futuro assegno di pensione in media del 10 per cento, per tutta la vita pensionistica del lavoratore.

Pensioni anticipate: opzione donna, quota 100, precoci quota 41 abbassano età reale di uscita

E, dunque, quanto conviene sfruttare pienamente gli anni di anticipo garantiti da misure pensionistiche come quota 100 che permettono di lasciare il lavoro già dai 62 anni? Rispondendo con i numeri delle pensioni del 2019 si potrebbe affermare che più di quota 100 si dovrebbe parlare di quota 103, dal momento che i lavoratori andati in pensione con questa formula hanno anticipato di due-tre anni l'uscita rispetto alla pensione di vecchiaia a 67 anni.

L'andamento potrebbe essere più evidente nel 2020 con pensioni sulle quali il numero degli anni di contributi andrà a pesare maggiormente. Con risultati che potrebbero portare i lavoratori ad aumentare l'età effettiva di uscita per la pensione e limitare, alle strette necessità, le formule di pensione anticipata. In più, va in controtendenza rispetto a quanto evidenziato dall'Ocse solo qualche settimana fa, il mancato adeguamento anche dei contributi delle pensioni anticipate rispetto all'aspettativa di vita: il blocco fino al 2026 dei 42 anni e dieci mesi per gli uomini e dei 41 anni e dieci mesi di versamenti per le donne previsto dalla Fornero continua a mantenere l'età effettiva della pensione degli italiani troppo bassa pur avendo l'età della pensione di vecchiaia tra le più alte d'Europa.