Arrivano da Pasquale Tridico, Presidente dell'Inps, due proposte di riforma delle Pensioni anticipate per il post quota 100 dal 2022 in un'intervista pubblicata dal Gazzettino oggi. Entrambe porterebbero ad una maggiore flessibilità delle pensioni per i lavoratori in uscita: nella prima proposta si mira ad implementare un sistema previdenziale del dopo quota 100 che sia maggiormente legato alla gravosità delle diverse professioni. Nel secondo si va a toccare direttamente uno dei meccanismi che la riforma delle pensioni di Elsa Fornero ha fatto proprio, ovvero quello dell'adeguamento dei requisiti delle pensioni anticipate all'aspettativa di vita.
Il Governo Conte, insieme ai sindacati, secondo quanto trapelato nelle scorse settimane, aprirà i tavoli della discussione per una riforma strutturale delle pensioni a partire da gennaio 2020: ci saranno due anni per studiare un'alternativa a quota 100 prima che lo scalone del 1° gennaio 2022 possa impedire ai contribuenti che abbiano maturato in ritardo i requisiti minimi di 62 anni di età e di 38 di contributi di vedersi sfuggire l'uscita anticipata dovendo attendere, poi, fino a 5-6 anni per la pensione di vecchiaia ad oltre 67 anni o la pensione anticipata con almeno 42 anni e dieci mesi di contributi.
Riforma pensioni anticipate: ultime novità oggi su stop a quota 100 dal 2022
Dunque le proposte di riforma delle pensioni anticipate del dopo quota 100 di Pasquale Tridico mirano ad interventi da attuare tra due anni.
Per il momento, il Presidente dell'Inps difende le uscite a quota 100: "La misura è sperimentale, abolirla prima del termine di fine 2021 anche solo un anno prima risulterebbe inopportuno e creerebbe frustrazioni di chi si sia fatto legittime aspettative previdenziali" afferma Tridico nell'intervista concessa a Il Gazzettino pubblicata nell'edizione di oggi.
"Allo scadere naturale del 2022 si potrebbe pensare di revisionare complessivamente il sistema delle pensioni con una riforma strutturale, fermo restando che quota 100 già costituisce uno scivolo, seppure temporaneo, per chi non rientri in altre misure di anticipo pensionistico rispetto alla riforma delle pensioni del 2011".
Post quota 100, ipotesi riforma pensioni con uscita anticipata lavori gravosi e usuranti
La riforma delle pensioni anticipate che verrà discussa da gennaio proprio con l'obiettivo di superare le uscite a quota 100 non potrà, secondo Pasquale Tridico, non tener conto di due paletti essenziali nelle categorie lavorative. Il primo paletto riguarda i lavoratori impiegati nelle mansioni usuranti. "È necessario mettere a frutto l'analisi che arriverà dalla Commissione sui lavori gravosi per superare il meccanismo basato sulle uguali età di pensionamento per tutti - analizza Tridico - Si potrebbe pensare ad un meccanismo di coefficienti che tengano conto, per l'appunto, della gravosità del lavoro. In altre parole, si costituirebbe un sistema che prevederebbe un'età di uscita da lavoro differente per ogni categoria lavorativa, in maniera flessibile, a partire da un'età minima che sarà il Parlamento a definire".
Questo tipo di uscita anticipata non andrebbe a modificare quello che sarà il futuro assegno di pensione. Infatti, dato che già nel 2020 il peso del meccanismo contributivo sarà più decisivo rispetto agli anni precedenti, i lavoratori che andranno in pensione pagheranno comunque un taglio dell'assegno legato proprio al meccanismo previdenziale basato sul numero di anni di versamenti effettuati.
Pensioni anticipate e aspettativa di vita: ipotesi riforma per il dopo quota 100
Ma, al superamento delle pensioni anticipate a quota 100 e ad una riforma più strutturale delle pensioni concorre, secondo Pasquale Tridico, anche un altro fattore legato all'aspettativa di vita. "Si potrebbe pensare di modificare una norma che reputo ingiusta, ovvero quella dell'aspettativa di vita - conclude il Presidente dell'Inps".
L'applicazione degli incrementi dei requisiti pensionistici applicati a tutti i lavoratori, anche a coloro che sono prossimi alla pensione, rappresenta un'ingiustizia secondo Tridico, alla quale si può ovviare neutralizzandone gli effetti. "Si potrebbe pensare al blocco dell'aspettativa di vita a partire da una determinata età, ad esempio i 60 anni, in modo che l'aumento dell'aspettativa di vita sia bloccato per le singole coorti di lavoratori. Per ogni anno di nascita una certa aspettativa che poi non cresce più".