Un milione e mezzo di contribuenti alle dipendenze che, nel corso del 2020, ha ricevuto nel cedolino mensile il bonus 100 euro, l'importo della detrazione Irpef derivante dagli 80 euro di Renzi, rischia di vedersi arrivare una lettera dell'Agenzia delle entrate a fine 2021 per la restituzione, totale o parziale, dell'indennità ricevuta. Un grattacapo al quale non si sottrarrà il nuovo presidente del Consiglio Mario Draghi che però, a differenza dei predecessori alle prese soprattutto con i dipendenti divenuti incapienti - ovvero scesi da un anno all'altro sotto la soglia di reddito di 8.145 euro - dovrà vedersela soprattutto con i nuovi redditi ammessi al beneficio nella seconda parte del 2020, in particolare per valori di dichiarazioni fiscali già a partire da poco sotto i 28.000 euro.

Bonus Irpef, possibile restituzione dei 100 euro nel 2021 di quanto percepito nel 2020

L'incognita Irpef che potrebbe aprirsi nel corso dell'anno dopo la dichiarazione dei redditi ha origine dall'allargamento, operato nel 2020 dal governo Conte 2, della platea dei beneficiari del bonus 100 euro. Fino a giugno dello scorso anno, infatti, il bonus era riservato ai contribuenti con redditi annui da 8.145 a 26.600 euro, ai quali era applicato il bonus di 80 euro di Renzi. L'inizio di una riforma del fisco, annunciata dal precedente governo con il taglio del cuneo, ha fatto in modo che, da un lato, il bonus salisse di importo mensile di 20 euro arrivando a 100 euro, dall'altro di allargare le maglie dell'indennità piena fino a 28.000 euro, ammettendo al beneficio anche i redditi fino a 40.000 euro seppur in maniera decrescente all'aumentare delle buste paga.

Chi potrebbe dover restituire parte del bonus 100 euro o perderne il diritto

Tuttavia, la natura del bonus 100 euro è diversa: fino a 28.000 euro il beneficio si traduce in credito d'imposta, mentre oltre la soglia si tratta di una detrazione calcolata dal datore di lavoro in base al reddito che ha erogato nei cedolini dell'anno.

Tuttavia, il calcolo andrebbe fatto sul reddito complessivo del lavoratore, ignoto al datore, che potrebbe risultare sottostimato per i possessori della prima casa o, ad esempio, per chi incassa la cedolare secca dall'affitto degli immobili. Il risultato è che i contribuenti potrebbero vedersi arrivare la lettera dell'Agenzia delle entrate che chiede la restituzione, in parte o totale, del bonus: nello specifico, per chi con la prima casa si avvicina alla soglia dei 40.000 euro si prospetterebbe la perdita del diritto del bonus.

Inversamente, per i contribuenti vicini ai 28.000 euro di reddito, la proprietà della prima casa farebbe superare la soglia con conseguente richiesta da parte dell'Agenzia delle entrate della restituzione di quanto percepito e non dovuto per effetto del maggior reddito rispetto ai 28.000 euro, limite del 100 euro pieni.

Come controllare applicazione bonus 100 euro dichiarazione redditi 2021

I lavoratori dipendenti possono controllare la propria situazione reddituale e l'applicazione del bonus 100 euro sul Certificato Unico rilasciato dal datore di lavoro. Nel documento avranno la possibilità innanzitutto di verificare l'applicazione del bonus nel primo semestre del 2020 (80 euro di Renzi) in corrispondenza dei punti 391 e 392, mentre l'integrazione a 100 euro operata sui cedolini emessi da luglio a dicembre 2020 è riportata nei punti 400 e 401.

L'ulteriore verifica da fare è quella della riga C14 del modello di dichiarazione dei redditi 730 precompilato disponibile sul sito dell'Agenzia delle entrate che riassume quanto indicato dal datore di lavoro nel Certificato unico.