Pensioni, bonus e superbonus edilizi e Reddito di cittadinanza potrebbero cambiare ancora con il nuovo governo con a capo Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia. Per le pensioni dovranno definirsi gli aumenti degli assegni mensili per via della rivalutazione all'inflazione che, dal 2023, sarà calcolata sugli incrementi dei prezzi registrati durante l'anno 2022. Per il superbonus è in vista una riduzione dell'aliquota del beneficio fiscale con conseguente ridefinizione delle operazioni di cessione dei bonus e dei crediti d'imposta nonché degli sconti in fattura, ma anche della detrazione d'imposta diversificata a seconda del soggetto beneficiario, del suo reddito e del tipo di immobile oggetto di lavori.
Inoltre, il Reddito di cittadinanza potrebbe subire brusche variazioni che andrebbero a colpire le fasce della popolazione "attiva" al lavoro, lasciando salvaguardati i cittadini che non possono lavorare e che sono prossimi alla pensione.
Pensioni, ecco la rivalutazione degli aumenti assegni 2023 e la via d'uscita dalla riforma Fornero
La riforma delle pensioni è ancora tutta da definire e, probabilmente, le modifiche saranno decise nella legge di Bilancio 2023. Intanto, a partire da gennaio prossimo, gli assegni delle pensioni dovranno essere adeguati all'inflazione registrata nel 2022. E, su questo punto, le risorse che il nuovo governo dovrà investire sono di gran lunga superiori a quelle attese solo un anno fa.
Infatti, i percettori di pensioni riceveranno un anticipo degli aumenti degli assegni già a partire dal cedolino di ottobre 2022 pari al 2%. La misura, per i mesi di ottobre, novembre e dicembre - inclusa la tredicesima - è costata 1,5 miliardi di euro. Cifra che, alla stessa percentuale, in un anno (il 2023) costerebbe allo Stato 6 miliardi di euro.
Ma c'è la questione della percentuale da applicare agli aumenti degli assegni: la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Nadef) fissa l'inflazione programmata nel 2022 al 7,1% e quella del 2023 al 4,3%. Il che significa che l'adeguamento delle pensioni dovrà avvenire per importi di gran lunga superiori agli aumenti registrati negli ultimi anni.
Sul punto, c'è anche l'attesa per la promessa di Silvio Berlusconi di aumentare le pensioni minime a 1.000 euro mensili. C'è inoltre la necessità di andare oltre alla riforma Fornero: in campagna elettorale, Matteo Salvini - con l'appoggio dei sindacati - ha promesso l'arrivo di quota 41, anche perché la quota 102 andrà in scadenza di sperimentazione il 31 dicembre 2022. Senza interventi del governo con misure alternative, si ritornerebbe ai parametri di uscita della riforma Fornero, con le consuete misure - da opzione donna all'Ape social, fino alla quota 102 - ancora eventualmente da rinnovare.
Bonus edilizi, come cambia il superbonus e la percentuale di detrazione fiscale con cessione crediti e sconti
Nell'ambito dei bonus edilizi, il superbonus 110% potrebbe cambiare ancora le proprie regole. Su alcune, in vigore fino al 31 dicembre 2023, dovrebbero rimanere tali. Ma si prevede la revisione della detrazione massima del 110% da dimezzare a una percentuale compresa tra il 60% e il 70%, in allineamento con i vantaggi degli altri bonus edilizi (il bonus facciate nel 2022 è stato ridotto dal 90 al 60%, ad esempio). Il dimezzamento del superbonus, però, potrebbe divenire strutturale, o quanto meno di più lungo periodo in modo da permettere alle famiglie e alle imprese di programmare gli interventi.
Aliquote di bonus più elevate potrebbero riguardare gli interventi relativi alla prima casa (ad esempio, per le ristrutturazioni), per poi diminuire per le seconde case. O, inoltre, si potrebbe ancorare l'entità del beneficio fiscale con i redditi (e da qui anche la situazione patrimoniale) del beneficiario. Il nuovo governo, in ogni modo, al netto delle modifiche, dovrebbe proseguire sulla strada dei bonus e superbonus edilizi per assicurare la transizione ecologica e ambientale e il ricambio del patrimonio immobiliare, come richiesto dal Green Deal e dalle altre misure europee, oltre a mettere in sicurezza il territorio (sismabonus ordinario e super sisma bonus).
Riforma Reddito di cittadinanza, ecco chi potrebbe vedersi dimezzato o perdere il beneficio
Oltre alle pensioni e ai bonus edilizi, novità dal nuovo governo potrebbero riguardare il Reddito di cittadinanza. In campagna elettorale Giorgia Meloni non ha fatto assolutamente mistero di voler riformare, anche in maniera incisiva, l'indennità spettante a chi non lavora e ai cittadini prossimi alla pensione. Questione di fondo a tutte le ipotesi di riforma del RdC è la spesa, attualmente fissata a circa 9 miliardi l'anno, che il nuovo governo potrebbe dimezzare. Il passaggio potrebbe prevedere, in estrema analisi, la perdita dell'assegno per chi ha è nelle condizioni di poter lavorare e la previsione di un assegno di sopravvivenza per chi non può lavorare o ha maggiori difficoltà a essere ricollocato (over 60 prossimi alla pensione, invalidi e disabili).
Uno svuotamento del bacino dei milioni di cittadini percettori del Reddito che però non può avvenire dall'oggi al domani. Oltre a prevedere misure di accompagnamento alla pensione per gli over 60, il nuovo Reddito dovrebbe assicurare ancora l'assegno in un momento estremamente difficile per l'economia italiana. Ma sarà più facile perdere il Reddito con meccanismi che dovrebbero colpire chi rifiuti anche una sola offerta di lavoro. Su questo meccanismo ci sarà una profonda revisione di tutto l'impianto che sta alla base: la riforma dovrebbe colpire i centri per l'impiego e i navigator che, nei primi anni di debutto del Reddito di cittadinanza, non hanno assicurato cifre importanti in termini di ricollocamento dei disoccupati.