Si stimano 64mila nuove Pensioni anticipate nel 2023 con i canali di uscita opzionali rispetto alla pensione di vecchiaia e a quella anticipata previste dalla riforma Fornero: con quota 103 cambia la composizione età-anni di contributi versati rispetto alla quota 102, in scadenza al 31 dicembre 2022. Opzione donna sarà confermata anche per il prossimo anno ma subirà una radicale stretta: saranno ammesse solo le lavoratrici caregiver e invalide civili, ma ci sarà il bonus contributivo variabile a seconda del numero dei figli. Nel governo guidato da Giorgia Meloni non ci sarà spazio per la quota 41 libera da tutti i vincoli, come chiedevano Matteo Salvini e i sindacati, ma sarà confermata come opzione di uscita l'Ape sociale per i lavoratori svantaggiati o impiegati nelle mansioni gravose.
Pensioni anticipate 2023: novità quota 103 e bonus Maroni per chi rimanda uscita
Una rosa di misure di pensione anticipata per delineare le nuove uscite del 2023 senza dover attendere la maturazione dell'età (pensione di vecchiaia a 67 anni anche nel prossimo anno) o i contributi (i 43 anni circa di versamenti della pensione anticipata) è quanto dovrebbe prevedere la nuova legge di Bilancio a vantaggio di circa 64mila lavoratori. Sulla misura-novità del 2023, la quota 103, sono attesi 47.600 pensionamenti: si dovrà raggiungere l'età di 62 anni più 41 di contributi entro il 31 dicembre 2023. Ma circa 6.500 lavoratori potrebbero rimandare la pensione per via del bonus Maroni, il meccanismo che consente di beneficiare di sconti contributivi (pari al 9,19% che è la quota spettante al lavoratore) se si rimanda la pensione.
La quota contributiva finisce in busta paga come bonus per la ritardata uscita e va ad aumentare lo stipendio. Si tratta di un'opzione a scelta del lavoratore che dovrebbe limare la platea delle uscite con quota 103 fino a 41.100 lavoratori. Attenzione anche al paletto del reddito introdotto per limitare le uscite: potranno andare in pensione anticipata con quota 103 i lavoratori il cui assegno previdenziale futuro non ecceda le cinque volte la pensione minima dell'Inps: per il 2023 il limite è fissato dunque a 36.643 euro lordi.
Come per quota 100, chi andrà in pensione con quota 103 non potrà cumulare (fino ai 67 anni di pensione di vecchiaia) l'assegno previdenziale con quello da lavoro. È escluso il lavoro alle dipendenze e anche quello autonomo, purché quest'ultimo non consista in prestazioni meramente occasionali con compensi massimi entro i 5.000 euro all'anno.
Uscita opzione donna, cambiano i requisiti di pensione anticipata per il 2023
Cambiano radicalmente le uscite con opzione donna nel 2023: le pensioni anticipate saranno a vantaggio di sole tre categorie di lavoratrici e non più per tutte quelle che avessero raggiunto i 35 anni di contributi che saranno comunque ancora richiesti. La stretta, dunque, riguarderà solo le caregiver, ovvero le lavoratrici che si occupano della cura di persone non autosufficienti; le invalide civili con percentuale minima del 74%, come per l'Ape sociale cosi come per le licenziate o dipendenti di aziende che abbiano un tavolo aperto di crisi. Oltre ai 35 anni di contributi e alle tre condizioni economiche e sociali sopra descritte, scende l'età minima delle donne che potranno utilizzare l'opzione in presenza di figli: da 60 a 59 anni per un figlio, da 60 a 58 anni con due o più figli.
Indipendentemente dal numero di figli, le licenziate potranno andare in pensione con opzione donna nel 2023 già a partire dai 58 anni di età. Rimane il taglio della futura pensione per il ricalcolo contributivo, ma anche per il minor numero di anni di versamenti e per il più basso coefficiente di trasformazione in corrispondenza dei 58, 59 e 60 anni di uscita. I vincoli tuttavia ridurranno la platea di uscita a circa 2.900 lavoratrici nel prossimo anno.
Pensioni anticipate, 20mila lavoratori in uscita nel 2023 con Ape sociale
Infine, sono confermate per il 2023 anche le pensioni con Ape sociale, la misura che consente l'uscita anticipata dai 63 anni di età in presenza di specifici requisiti (caregiver, invalidità al 74% minima, disoccupazione e impiego in mansioni gravose e faticose).
Per questo canale di uscita, dunque, non cambiano i requisiti rispetto al 2022, anno in cui il governo guidato da Mario Draghi aveva già ampliato le categorie gravose rispetto a quelle iniziali. In tutto, secondo le stime, le uscite dei lavoratori con l'Ape sociale toccheranno quota 20mila nel 2023.