Ricorreva ieri l'anniversario della morte di Peppino Impastato. La sua storia è fortunatamente più nota che in passato, anche grazie al film "I cento passi" di Marco Tullio Giordana, che racconta dettagliatamente la lotta alla mafia compiuta da Impastato e naturalmente la sua morte iniqua.
I cento passi del titolo sono la distanza da casa Impastato a casa di Tano Badalamenti, boss mafioso: nella pellicola Peppino lo spiega al fratello Luigi, più giovane di lui, che inizialmente non comprende le sue lotte, quelle compiute attraverso l'informazione a Radio Aut, la radio libera che gestiva con pochi amici che condividevano la sua lotta.
"I cento passi" è un film davvero commovente che trascina letteralmente lo spettatore verso questa storia che ci tocca tutti quanti, perché la mafia è a volte più vicina di quello che pensiamo e non tutti condividono il pensiero di Impastato, che "la mafia è una montagna di me**a". Ancora oggi, molti giornalisti, ma anche altre categorie di persone, come gli imprenditori che rifiutano di pagare il pizzo, vengono coinvolte loro malgrado in logiche mafiose: è per questo che se ne dovrebbe parlare sempre di più, magari nelle scuole.
Una buona idea potrebbe essere far vedere ai ragazzi questo film, già nella Scuola media: i film possono essere più facilmente recepibili dai ragazzi e in poco tempo, il che ovvierebbe a quella fretta di completare il programma, quella stessa fretta per cui molti argomenti, soprattutto quelli più vicini nel tempo, vengono sacrificati sull'altare del profitto scolastico.
Ma oggi la scuola, soprattutto quella dell'obbligo, dovrebbe aiutare i ragazzi a capire il mondo. Perché da lì a pochi anni potrebbero far parte di quel mondo che guardano dall'esterno. O addirittura a volte ne sono già parte integrante.