Mario Balotelli, l'attaccante del Milan acquistato dal Manchester City appena un anno fa per 20 milioni di euro più bonus, è sempre più in discussione, addirittura lasciato per un tempo in panchina dal suo allenatore nell'importante sfida di Champions League con il Barca.

Supermario, chiudendo un girone di ritorno 2013 a suon di gol, aveva quasi fatto dimenticare l'indisciplina e le ammonizioni collezionate in carriera, ma i problemi societari e non solo del Milan hanno riacceso i riflettori dell'opinione pubblica sui suoi comportamenti in campo e fuori.

Tralasciando i suoi atteggiamenti privati, viene da chiedersi se davvero questo attaccante sia il top-player tanto acclamato dalla stampa ed esibito come un trofeo durante la campagna acquisti pre-elettorale da Berlusconi.

Allegri ha puntualmente ricordato, prima della partita con il Barcellona, come Balotelli non sia mai stato un titolare fisso nelle sue precedenti squadre. Dall'Inter del triplete dell'era Mourinho quando era la riserva di Milito ed Eto'o, alle stagioni in Premier League, come semplice comprimario della linea di attacco composta da Aguero, Dzeko e Tevez. Facendosi notare più che per i goals, per la squalifica di quattro giornate dopo la sua passeggiata sopra la testa dell'avversario Scott Parker e per le dieci giornate di stop totali realizzate in stagione.

Diversamente dai top-players acclamati, anche il suo valore commerciale è calato, basti ricordare i ventotto milioni di euro più bonus versati nelle casse dell'Inter dagli emissari del City solo tre anni prima del passaggio alla rivale cittadina del Milan. Viene da chiedersi se la dimensione di questo giocatore dalle indubbie qualità fisiche sia davvero la grande squadra, dove peraltro, il suo scaltro agente Mino Raiola, è sempre riuscito a fargli ottenere ingaggi importanti.

Per non bruciare questo potenziale patrimonio del calcio italiano sarebbe forse opportuno si mettesse in gioco in un club più piccolo, in grado di gestire meglio i suoi comportamenti umorali. Un club dove poter vestire i panni del leader e capire di che pasta è fatto realmente. Intraprendere un percorso alla Cassano, per intenderci, che dopo i fallimenti con la Roma e il Real Madrid, ha dato il meglio di sé alla Sampdoria, riconquistando la nazionale e ritrovando un po' di equilibrio personale oltre che le sue migliori stagioni in fatto di rendimento complessivo.